
Irpef, ecco quanto si paga in Toscana
Firenze, 7 luglio 2025 – Quanto pesa la fiscalità locale sul reddito dei toscani? A rivelarlo è uno studio della Uil, servizio Stato sociale, politiche fiscali e previdenziali, che ha messo a confronto il carico delle addizionali Irpef regionali e comunali nelle varie città italiane, con particolare attenzione a due fasce di reddito: 20.000 e 40.000 euro annui. Dall’analisi emergono differenze significative tra territori, e la Toscana si posiziona tra le regioni dove il prelievo locale resta più contenuto, almeno per chi ha redditi medio-bassi.

Il dato regionale è omogeneo: per chi dichiara fino a 20.000 euro, l’addizionale regionale ammonta ovunque a 284 euro. A questa si somma l’eventuale quota comunale, che però in alcune città, come Firenze, è pari a zero. Nella classifica delle città metropolitane, Firenze risulta infatti penultima per carico fiscale locale su un reddito da 20.000 euro: solo Milano fa meglio. Un residente nel capoluogo toscano, con quel reddito, versa in totale 284 euro di addizionali, tutti destinati alla Regione. Nessuna addizionale comunale è applicata.
Il quadro cambia se il reddito sale a 40.000 euro. In questo caso, l’addizionale comunale entra in gioco anche a Firenze e porta il totale delle imposte locali a 877 euro. La città si colloca così al decimo posto tra le città metropolitane per carico fiscale complessivo. Peggio fanno Roma (1.452 euro), Napoli (1.428), Torino (1.206) e Genova (1.138), ma restano sopra Firenze anche città come Bologna, Bari, Palermo e Milano.
Guardando alle altre province toscane, il peso delle addizionali cresce sensibilmente. A Pistoia, così come a Carrara, Grosseto e Livorno si raggiungono le 1.117 euro per reddito di 40.000 euro. Segue Siena, con 1.103 euro. A Massa 1.065 euro, Lucca 1.050, Pisa 1.046 euro. Arezzo è a 1.026 euro, mentre a Prato un reddito di 40.000 euro sconta 997 euro tra addizionale regionale e comunale. In tutti questi casi, l’addizionale comunale si somma a quella regionale, e contribuisce in modo importante all’aumento dell’imposizione locale.
Lo studio Uil, diretto dal segretario confederale Santo Biondo, evidenzia una forte disomogeneità territoriale e sottolinea la necessità di una riforma della fiscalità locale che garantisca maggiore equità. «Nel nostro Paese – spiega Biondo – cittadini con lo stesso reddito possono trovarsi a pagare cifre molto diverse a seconda del luogo in cui risiedono. Questo amplifica le disuguaglianze e non sempre si traduce in servizi migliori». Secondo la Uil, è fondamentale introdurre criteri più trasparenti e progressivi, legati al reale finanziamento di servizi essenziali come sanità, scuola, trasporti e assistenza.