MONICA PIERACCINI
Economia

Agricoltura toscana, raccolti giù del 40% per l’assalto di piccioni e colombacci

Cia Toscana Centro: “Inserire il colombaccio tra le specie cacciabili dal 1° settembre per difendere i raccolti”. Nel mirino dei volatili soprattutto mais, ceci e girasoli

Un campo di girasoli

Un campo di girasoli

Firenze, 14 agosto 2025 – Mais, sorgo, ceci, girasoli, ortaggi e perfino l’uva pronta per la vendemmia: sempre più campi toscani sono sotto attacco di stormi di piccioni, colombacci e tortore. Nella sola area dell’Empolese, ma anche in gran parte della regione, gli agricoltori denunciano danni pesanti che in alcuni casi arrivano a compromettere fino al 40% del raccolto.

L’allarme arriva da Cia Toscana Centro, che chiede alla Regione di inserire il colombaccio tra le specie cacciabili già dalla preapertura del 1° settembre, invece che attendere il via ufficiale del 15. "Per difendere i raccolti due settimane in più – spiega il presidente di Cia Toscana Centro, Sandro Orlandini – è necessario anticipare la possibilità di intervento, perché le segnalazioni di danni sono in continuo aumento. Il fenomeno riguarda gran parte della Toscana e non solo l’Empolese".

Un colombaccio (repertorio)
Un colombaccio (repertorio)

Secondo Cia, quando uno stormo di 200-300 uccelli si posa su un campo, può divorare in un giorno circa 12 chili di granella: ogni volatile consuma infatti 30-40 grammi di semi. "Dalla semina alla raccolta – aggiunge l’associazione – si può arrivare a perdite del 60-80% della granella e a danni fino al 40% del raccolto complessivo. In alcuni casi, se arrivano anche i cinghiali, la distruzione è totale".

Il problema si protrae per settimane: per i girasoli, ad esempio, il rischio inizia dalla fine della fioritura, a fine luglio, e dura fino alla raccolta. L’uva in maturazione, poi, diventa una fonte d’acqua per i volatili nei periodi di siccità, aggravando le perdite per i viticoltori.

"È aumentata notevolmente la presenza di colombacci stanziali – osserva ancora Orlandini – una specie che un tempo era migratoria e si vedeva solo tra ottobre e dicembre. Ora sono presenti tutto l’anno, cibandosi delle colture primaverili quando la caccia è chiusa".

L’azione di controllo della Polizia provinciale, delle guardie volontarie e dei cacciatori, per quanto utile, non basta. Il colombaccio non è stato inserito dalla Regione nell’elenco delle specie del Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica. "Per questo – ribadisce Orlandini – chiediamo una revisione del Piano con l’inserimento del colombaccio e la possibilità di cacciarlo nei giorni di preapertura della stagione venatoria".