CLAUDIO CAPANNI
Cronaca

Meteo, Luca Mercalli e i segnali da non ignorare. “Fra 50 anni vivremo peggio. Questa estate la crederemo fresca”

Il monito del climatologo: “Gli alberi? Sono il nostro scudo. Questa città ha costruito i primi termometri. Qui la politica nel Rinascimento appoggiava la scienza: ora c’è ancora tanto che si può fare”

Il climatologo e divulgatore scientifico, Luca Mercalli

Il climatologo e divulgatore scientifico, Luca Mercalli

Firenze, 14 agosto 2025 – “Che mondo sarà fra 50 anni? Fra mezzo secolo ci saremo ancora, però vivremo peggio. Per i nostri figli e nipoti un’estate come quella appena trascorsa sarà la norma, anzi sarà considerata fresca”. Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico lo scrive chiaro e tondo nel suo ultimo libro ’Breve storia del clima in Italia’ (Einaudi): il cambiamento climatico è realtà. Ed è granitico in numeri che passano anche da Firenze.

Mercalli, siamo una delle città più calde d’Italia. Perché?

“Essendo in una conca interna, lontano dal mare, Firenze storicamente mostra temperature elevate. Ma non si tratta di numeri record”.

C’è chi la supera?

“La temperatura massima nazionale è stata registrata a Siracusa nel 2021 con 48,8 gradi. Subito dopo c’è stata la Sardegna (a Jerzu ndr) con 48,2: questi sono i due poli del caldo italiano. I 41,4 gradi del 10 agosto a Firenze sono dati elevati, ma abbastanza comuni con le zone interne del Paese. Pensiamo che in Pianura Padana nell’agosto del 2017 si sono toccati i 43 gradi”.

Mal comune mezzo gaudio.

“Tutto il Mediterraneo è riscaldato e dal 2003 ha questa tendenza”.

Perché proprio dal 2003?

“È come una malattia, quella è la data in cui si è cominciata a palesare e adesso sta proseguendo in modo peggiore in tutta Europa. Ieri sono sono stati sforati i 42 gradi nella Francia meridionale”.

Quanto siamo consapevoli di questa malattia?

“Lo sono soprattutto le giovani generazioni, quelle nate già durante il cambiamento: sono inquiete rispetto al futuro. Purtroppo le generazioni adulte sono le più refrattarie a prendere coscienza che ci troviamo in un clima diventata patologico: c’è un continuo tentativo di negare e minimizzare. Dicono ’Mah sì, è sempre stato caldo’. Ma non guardano i numeri”.

Ma Firenze e buona parte d’Italia ha vissuto un’estate vintage a luglio: massime di 30 gradi e minime in picchiata.

“No, al Centro Sud il mese di luglio ha fatto segnare temperature comunque elevate. Il punto è che dopo un giugno bollente, l’impressione è stata di un luglio fresco con temperature certamente inferiori. Ma si tratta di impressioni psicologiche, bisogna giudicare i numeri”.

E i numeri che dicono?

“Che con questo agosto, sicuramente, sommando giugno e luglio prevarranno le anomalie calde e alla fine della stagione, l’estate 2025 sarà una delle 3 o 4 più calde della storia”.

Alberi. In città, per la costruzione della tramvia, se ne stanno abbattendo molti, anche secolari. Saranno ripiantati, ma prima che diventino adulti passeranno anni. Come fa così il verde a difenderci?

“C’è una contraddizione. Da un lato le nuove tecnologie di urbanistica dettate dal futuro climatico prevedono un aumento delle zone a verde, dall’altro ci sono mille ’scuse’ per tagliare gli esistenti. Capisco però ci siano opere delle quali non si può fare a meno. Ma bisogna tener presente un’altra cosa”.

Cosa?

“Gli alberi del futuro cresceranno in condizioni climatiche diverse rispetto a quelli già adulti oggi che hanno beneficiato di un clima più fresco e favorevole con più pioggia. Bisogna stare attenti”.

Cosa può fare un cittadino?

“Ogni italiano, in media, produce 6.500 chili di Co2 l’anno. Dobbiamo partire da ciò e abbassare questo dato”.

In che modo: non accendere l’aria? Viaggiare meno?

“Il condizionatore in una città italiana non è più un lusso, ma un bene necessario. Non si può vivere o lavorare a Firenze con queste temperature. L’importante invece è da dove prendere l’energia: dobbiamo favorire le rinnovabili che non producono emissioni. Poi vanno ripensati i trasporti: chi usa auto, moto e aerei aumenta i chili di Co2. Un volo intercontinentale da solo produce 2mila chili di Co2. Dunque per chi prende due o tre aerei l’anno i chili prodotti pro capite sono anche 15mila. Pensate che durante il lockdown del 2020 le emissioni globali sono solo scese del 6%”.

Perché la politica non ascolta?

“Vedo un tentativo di sminuire l’allarme climatico. È una difesa psicologica: quando vediamo che c’è un grosso problema all’orizzonte, preferiamo girare la schiena e far finta che non esista. Finché non lo troviamo in casa”.

Firenze che esempio può dare?

“Firenze, come spiego nel libro, ha documentato quasi un migliaio di anni di storia delle alluvioni. Il cambiamento si vede anche da qui. In passato era normale che l’Arno gelasse in inverno tanto che era abitudine organizzarvi sopra feste. L’ultima gelata vera invece è del 1929, visto che nel 1985 non gelò tutto il fiume. Come era normale nel ’400 e ’500 che Firenze avesse un metro di neve”.

Oggi viviamo su un altro pianeta.

“Sì, lo capiamo da questi documenti. Il governo di Firenze fu sempre aperto alla scienza. Tanto che la città ebbe un ruolo fondamentale nella meteorologia: i primi termometri furono concepiti dall’Accademia del Cimento nel ’600. Era una politica che appoggiava la scienza”.

Oggi non più?

“Oggi la politica è Trump che licenzia quelli che fanno il mio mestiere negli Usa e chiude gli istituti federali che parlano del cambiamento climatico”.