MICHELA BERTI
Cronaca

Emanuele Montomoli: "A Siena serve fare squadra. I nemici non sono dentro"

Il professore, fondatore di VisMederi e presidente del Costone si racconta "Sono un personaggio ingombrante e non resto simpatico. Me ne farò una ragione".

Il professore, fondatore di VisMederi e presidente del Costone si racconta "Sono un personaggio ingombrante e non resto simpatico. Me ne farò una ragione".

Il professore, fondatore di VisMederi e presidente del Costone si racconta "Sono un personaggio ingombrante e non resto simpatico. Me ne farò una ragione".

Settembre 2025, cosa è oggi VisMederi? "Una realtà internazionale nata da una start up dell’Università di Siena che è riuscita a collocarsi in un mercato internazionale del testing dei vaccini, svolgendo commesse per aziende farmaceutiche di tutto il mondo. Un momento di crescita importante è stato quello del Covid. Tante azienda hanno cercato VisMederi, da lì in poi siamo cresciuti molto e siamo stati bravi a consolidarci".

Cofondatore di VisMederi, ordinario all’Università di Siena, presidente del Costone. Emanuele Montomoli fa con La Nazione il bilancio di questa realtà, e non solo.

Professore, cosa ha lasciato il Covid in termini di ricerca scientifica? "Il Covid ha dato una spinta importante al mondo dei vaccini mRNA che prima erano in fase di sviluppo per malattie croniche e degenerative. Con il Covid sono stati ufficialmente sdoganati anche per le malattie infettive. Come tutte le cose che vanno molto velocemente, poi hanno contraccolpi".

Ovvero? "Per la situazione geopolitica a livello internazionale legata allo scetticismo di Trump, Vance e Kennedy che hanno ridotto gli investimenti sui vaccini. Hanno praticamente bloccato la ricerca sul mRNA, tolto finanziamenti a Moderna e ad altre aziende. Questo è il contraccolpo".

E in Italia, qual è la situazione? "Sia per la ricerca che per la ricerca applicata questo non è avvenuto. All’Università di Siena poi abbiano fondi Pnrr per progetti importanti che ci hanno permesso di sviluppare test per valutare l’efficacia dei vaccini".

VisMederi, però, sbarcherà prossimamente in America, andate ad investire. Perché? "Il management di VisMederi si è trovato in difficoltà a lavorare con gli Stati Uniti ed ha presentato alcune proposte. Prima avevamo commesse anche da parte di Agenzie federali americane. Trump invece richiede la presenza negli Stati Uniti quindi abbiamo detto: siamo solo a Siena, e questo è un business importante. Proviamo ad aprire intanto un ufficio di rappresentanza, poi vediamo di andare avanti. Hanno fatto incontri a Cleveland e la prossima settimana andranno a vedere questa nuova struttura negli Stati Uniti sperando che possa fare da ponte tra VisMederi e il mercato americano. L’anno precedente comunque siamo andati in Asia, in Africa dove siamo stati invitati in Ruanda che diventerà hub importante per i vaccini, supportato da European Investiment Bank".

Qual è oggi il suo ruolo in VisMederi, facciamo un po’ di chiarezza... "Io rappresento la proprietà del gruppo e decisioni, come questa, di aprire una sede all’estero devono essere accettate dalla proprietà. Svolgo il ruolo di consulente scientifico perché ci sono tanti giovani ricercatori che vengono dall’Università di Siena che sono molto acerbi, li supporto e mi chiamano per fare aggiornamenti sui virus. Il mio ruolo è marginale. Il mio ruolo accademico invece è preponderante, lo era prima e figuriamoci ora. A VisMederi ci passo qualche pomeriggio".

Università, VisMederi e sport sono le tre anime di Montomoli? "Università è tutto. Sono dipendente dal 1994 mi ha dato tutto e cerco di ridare quello che mi ha dato. Abbiamo fatto tante belle cose. La decisione su VisMederi, un giorno, sarà quella se venderla, anche una parte, o tenerla. Oggi ha più di 250 dipendenti e un fatturato consolidato da 30 milioni l’anno. E’ un ’carrozzone’ che va avanti con gli amministratori e il management che c’è tutti i giorni. Abbiamo fatto una bella esperienza anche con il Santa Chiara Lab, un’eccellenza grazie al prof Riccaboni. Anche dal punto di vista della formazione ci stiamo dando da fare. Poi c’è il Costone. Siena mi ha dato tanto: il premio Santa Caterina, il premio Mangia condiviso con il gruppo perché io sono sempre stato portavoce di tante persone".

Prof, guarda Siena e cosa vede? "Una città con i difetti che ha sempre avuto. Non si riesce mai a fare squadra. In un momento di difficoltà economiche come questo, l’amico-nemico dovrebbero mettersi insieme e capire che i nostri nemici vengono da fuori, invece si cercano in casa. Questo è frutto delle realtà piccole, delle invidie personali, tutti ci si conosce e questo determina in maniera assolutamente negativa, l’andamento della città. Le dico una cosa".

Dica pure... "Sono stato candidato sindaco, il centrodestra mi ha tenuto poi mi ha scaricato ma non è che io porto rancore al centrodestra, anzi. Ho preso la tessera di Forza Italia e cerco di fare qualcosa di buono. Credo che se i problemi si superano e si va avanti insieme, allora si cresce".

La politica è una passione che riesce a coltivare? "Io mi metto al servizio della politica. Quando decisi di candidarmi a sindaco, forse feci un passo in avanti che, con il senno del poi, è stato meglio sia andato così. Il mio lavoro è un altro. Io riesco meglio a coltivare allievi accademici che a lavorare in un sistema complesso come quello pubblico politico. E’ stata una bella esperienza, purtroppo mi sono fatto tanti nemici senza avergli fatto niente, fa parte del gioco. Me ne farò una ragione".

Farsi nemici fa parte del gioco della politica. Del resto lei non è un personaggio semplice da gestire. "Sì, sono un personaggio, me ne rendo conto. Anche nell’Università non è che sto simpatico, anzi. Mi rendo conto di essere ingombrante perché porto risorse e quindi poi queste risorse c’è da gestirle e serve gente capace. Forse in un periodo come questo è meglio tenere un livello più basso".

Ambizioni per il futuro? "Stare tranquillo".

Tranquillo, Montomoli? Non ci crede nemmeno lei! "Se mi avessero detto a 20 anni che a 57 anni sarei stato ordinario, titolare di un’azienda, presidente di una squadra di basket avrei detto: basta anche meno... Dalla vita ho avuto tanto di più di quello che mi aspettavo. Sono felice e non vado a cercare altre cose".

Eppure di recente a un nuovo incarico ha detto di sì, mi riferiscono al Gruppo tecnico consultivo del Governo sui vaccini. "Nominato e poi snominato. Mi fu chiesto: ti occupi di vaccini, sei disponibile? Dissi di sì e mandai il curriculum. Mi hanno nominato, poi per le cose note il Comitato è stato snominato. Sia chiaro: non lo so se mi ricandiderò".