LAURA NATOLI
Politica

Caso Cocci, veleni in Fratelli d’Italia: Belgiorno, quella lettera non affrancata. Le indagini non si fermano

Nei guai anche l’avvocato Andrea Poggianti, esponente politico di destra a Empoli. Disposte dal gip le perquisizioni a casa di entrambi. A incastrarli il messaggio Telegram allegato alle missive ricattatorie

Il procuratore Luca Tescaroli

Il procuratore Luca Tescaroli

Prato, 11 settembre 2025 – Una vendetta maturata all’interno di una guerra “fratricida” nel partito. Sarebbe questo lo scenario nel quale si inserisce il caso dei ricatti a luci rosse ai danni di Tommaso Cocci, avvocato di 34 anni, ex consigliere comunale di FdI e che ieri si è ritirato dalla corsa alle regionali. Almeno è quello che pensa la procura di Prato, diretta da Luca Tescaroli, che ha chiesto e ottenuto dal gip Marco Malerba (in sostituzione della collega Camilla Tesi) la perquisizione nei confronti dei due indagati: Claudio Belgiorno, ex consigliere comunale di Fratelli di Italia e fino a ieri in corsa per le regionali (anche se i nomi non sono mai stati ufficializzati) e Andrea Poggianti, avvocato, vicepresidente di centrodestra del consiglio comunale di Empoli (ex di FdI). Secondo la procura sarebbero stati loro due in concorso a realizzare e diffondere le lettere che nei mesi scorsi sono arrivate a vari esponenti del partito, a cominciare dalla deputata FdI Chiara La Porta nell’aprile scorso. Ieri la Digos di Prato insieme alla guardia di finanza di Prato e Firenze hanno bussato alla porte delle abitazioni di Belgiorno e di Poggianti e allo studio legale a Empoli di quest’ultimo. A casa di Belgiorno è stato trovato un plico del tutto simile a quelli inviati agli altri esponenti del partito ma privo di qualsiasi francobollo, il pacco non è mai stato affrancato. Nello studio di Poggianti sono stati sequestrati pc e supporti informatici. Il sospetto è che le lettere siano state confezionate nello studio legale.

Sono stati diversi gli elementi delle indagini che hanno portato a indagare i due, accusati di concorso continuato in diffamazione e diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite (revenge porn). A mettere sulla strada gli investigatori sono state le dichiarazioni dello stesso Cocci, la prima resa ad aprile quando ha sporto denuncia, la seconda qualche giorno fa quando la notizia è esplosa con la pubblicazione su “Il Fatto”. Cocci aveva subito sospettato del collega di partito Belgiorno in quanto da tempo i rapporti fra i due non erano buoni, soprattutto dopo l’inchiesta che ha travolto Belgiorno sui presunti gettoni presenza intascati in modo illecito. Inchiesta che è aperta in procura e che sarebbe vicina alla conclusione. Cocci aveva riconosciuto la chat Telegram allegata alle quattro pagine infamanti. Una chat che sebbene fosse anonima, Cocci aveva indicato appartenere a Poggianti.

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Un altro inquietante sospetto è stato fornito agli investigatori dalla mozione presentata da Belgiorno (con Stanasel e Risaliti) in consiglio comunale nel gennaio scorso nella quale si chiedeva di sottoporre tutti i consiglieri comunali e la giunta a un test antidroga. La mozione, che non ebbe mai seguito, sarebbe dovuta servire – secondo gli investigatori – a incastrare Cocci, accusato nelle lettere anonime di fare uso di droghe. Non solo. Secondo quanto riferito da Cocci agli inquirenti, Belgiorno avrebbe provato più volte a fotografare Cocci che usciva dalla sede della loggia massonica Sagittario in via Lazzerini. Anche in questo caso Cocci ha ammesso di essere membro della loggia ma in sonno da giungo scorso. Infine Belgiorno avrebbe mostrato un’altra foto di Cocci, intento in atti sessuali con un altro giovane, a un esponente del Pd che poi avrebbe messo al corrente della cosa il diretto interessato. Una serie di indizi che hanno portato la procura a chiedere al gip la perquisizione poi svolta ieri. Non è chiaro invece se l’account “Rebecca” riguardo al quale Cocci ha ammesso di aver condiviso la foto osè (allegata poi alle lettere) sia riconducibile ai due indagati o se sia stata carpita in altro modo.

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Le lettere, che sono state inviate fra l’ottobre 2024 e l’inizio di settembre, sono di due tipi: una di quattro pagine, l’altra di due. Nella prima viene allegata l’immagine che ritrae Cocci nudo allo specchio e dove lo si accusa di partecipare a festini gay anche con minori, di fare uso di droghe, di essere affiliato alla massoneria, e di aver fatto da prestanome per alcune cause sulla richiesta di permessi di soggiorno per alcuni cinesi. Le lettere sono state inviate a Cocci, alla deputata Chiara La Porta, al consigliere del Comune di Carmignano Giovanni Sardi, al sindaco di Terricciola (in provincia di Pisa), all’ex consigliere del Comune di Prato Rocco Vincenzo Rizzo, a Umberto Presutti Gallinella, a Matteo Mazzanti, al sottosegretario Giorgio Silli (e consigliere eletto a Cantagallo dove ha ricevuto il plico), al governatore della Misericordia di Prato, Mannelli indicato come “sostenitore” di Cocci, alla redazione di Tv Prato. Belgiorno e Poggianti saranno ascoltati nei prossimi giorni.

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Per la procura, comunque, le indagini non si fermano qui. Resta da chiarire la parte sulla loggia massonica Sagittario. Nei giorni scorsi la procura ha acquisito gli elenchi completi degli affiliati e lo statuto andando anche nella sede di Firenze in Borgo dei Greci. Un riferimento alla sede di Firenze c’è pure nelle lettere ricattatorie, ossia il fatto che Cocci sia stato all’inaugurazione della sede fiorentina un anno fa insieme all’imprenditore Riccardo Matteini Bresci.