
Il procuratore capo di Prato Luca TescaroliGiuseppe Cabras/New Press Photo
Prato, 7 settembre 2025 – Uno scandalo dopo l’altro. La città esce ferita alla vigilia della “sua” festa che per la prima volta nella storia sarà celebrata senza un sindaco. Due inchieste, in pochi mesi, che hanno sconvolto la politica pratese, a destra e a sinistra per par condicio: la prima è quella di giugno che ha portato alla dimissioni della sindaca Ilaria Bugetti (accusata dalla Dda di Firenze di aver intrattenuto rapporti di carattere corruttivo con l’imprenditore e amico Riccardo Matteni Bresci).
La seconda (un terremoto) ha coinvolto, come vittima, Tommaso Cocci, ex capogruppo di FdI in consiglio comunale e candidato alle elezioni regionali di ottobre, caduto in una trappola a luci rosse. Una vicenda dai contorni ambigui e ancora poco chiari su cui la procura, diretta da Luca Tescaroli, ha aperto un fascicolo per revenge porn e diffamazione in seguito alla denuncia di Cocci dello scorso aprile. Il caso è arrivato alla ribalta solo dopo la sua pubblicazione su alcuni giornali una settimana fa. Da quel momento si è scatenato l’inferno fatto di sospetti, supposizioni, congetture.
Le foto e le minacce
La vicenda, mantenuta nel silenzio più totale, risale a gennaio scorso quando Cocci riceve una lettera anonima con all’interno una sua foto osé e alcune minacce. “Dimettiti”, c’è scritto altrimenti le foto “saranno mandate ai giornali”. Nella lettera si dice che Cocci abbia partecipato a festini gay e con minori, e abbia fatto uso di droghe. Che i vertici del partiti fra cui Donzelli e Chiara La Porta sanno. L’esponente di FdI ammette di aver scattato quella foto e di averla condivisa con un account social, poi risultato fake. Ad aprile il piano dei ricattatori (o del ricattatore) si allarga a valanga. Le stesse lettere, scritte al computer, in cui si parla confusamente anche di scambio di voti e soldi, di affiliazione alla massoneria (alla stessa loggia di Matteini Bresci), di aver sostenuto ricorsi per il permesso di soggiorno per conto di alcuni cinesi, vengono inviati alla deputata FdI Chiara La Porta, ai compagni di partito, al governatore della Misericordia di Prato, ad alcuni sindaci toscani. Le accuse sono le stesse, la richiesta in cambio del silenzio è che Cocci si ritiri dalla politica.
La denuncia
La vicenda prende una brutta piega e Cocci decide di sporgere denuncia alla Digos. Ma non finisce qui. Gli stessi plichi vengono spediti il 30 giugno da Firenze. I destinatari sono l’ex sindaca Bugetti, gli ex assessori, il sottosegretario Giorgio Silli (pratese) in Comune a Cantagallo dove è stato eletto consigliere comunale, a due giornali. Il 3 luglio la polizia municipale ritira in Comune a Prato dieci lettere.
Chi è stato e perché? Il ricatto ha preso le mosse dalla foto che Cocci ha condiviso su un social di una persona estranea. L’account, chiaramente falso, è stato creato ad arte per incastrare l’ex consigliere oppure l’idea del ricatto è maturata dopo? Il piano è stato orchestrato in maniera sapiente, non da sprovveduti, ed è stato fatto esplodere dieci giorni prima della chiusura delle liste elettorali. Chi si voleva colpire? Solo Cocci o tutto il partito? C’è chi ha parlato di una guerra fratricida all’interno di FdI. Il partito tace ma c’è chi nega che possa arrivare dall’interno considerandolo un autogol alla vigilia delle competizioni elettorali. Una vendetta della sinistra dopo quanto accaduto alla sindaca? A luglio la vicenda dei plichi minatori era a conoscenza di tutti in ambito politico. E’ una questione personale? O c’è altro dietro? Come, ad esempio, la massoneria su cui la procura ha acceso un faro dopo che Cocci ha ammesso di far parte della loggia Sagittario di Prato da 12 anni ma di essersi messo in sonno da giugno. Di chi è la mano che ha passato le carte ai giornali? Di chi ha ordito la trappola o di qualcun altro?
Le analisi
La procura ha disposto le analisi sulle lettere (impronte digitali e dna), ha sentito testimoni, ha eseguito due perquisizioni, giovedì, alla sede della Sagittario in via Lazzerini a Prato e alla Gran Loggia Alam di Firenze. Digos e Guardia di finanza hanno acquisito gli elenchi completi degli affiliati e lo statuto. Che cosa potrà emergere è presto per dirlo.