REDAZIONE PRATO

E adesso ‘parla’ Cocci. Una corsa politica dietro i veleni e il fango. E alla mano anonima: “Ma non ti fai schifo?”

Il video sui social dell’esponente di FdI. Tanti i messaggi di solidarietà. “Mi hanno scritto che se mi fossi candidato mi avrebbero distrutto la vita”

E adesso ‘parla’ Cocci. Una corsa politica dietro i veleni e il fango. E alla mano anonima: “Ma non ti fai schifo?”

Prato, 1 settembre 2025 – “Ma non ti fai schifo o non vi fate schifo. Avete messo a rischio la vita di una persona. Per cose così c’è chi si ammazza. E per cosa? Forse per una corsa politica...”. La chiave è qui, probabilmente. Una corsa politica. E forse anche nel fatto che il contenuto delle infamanti lettere anonime è arrivato a un giornale nazionale – la notizia è uscita sabato su Il Fatto Quotidiano – a pochi giorni dall’ufficializzazione di Tomasi alle Regionali di ottobre come candidato del centrodestra. Il fango gettato da mano anonima su Tommaso Cocci, 34 anni, ex capogruppo di FdI in Comune e candidato in pectore a consigliere regionale, è impastato di veleno. Ma la freccia è stata scoccata da sinistra? Da destra? Da entrambe le parti? C’è un’inchiesta in corso.  Cocci ha definito le accuse scritte da mano anonimia – droga, pedofilia – “falsità”, ammettendo solo di essere lui quello in una foto intima ‘rubata’ tramite una sorta di raggiro online. E di essere affiliato alla massoneria, ma ‘in sonno’ da giugno.

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Tommaso Cocci

Camicia bianca, sguardo fermo alla telecamera, Tommaso Cocci risponde al fango con fermezza in un video postato sui suoi canali social. E che ha riscosso numerosi messaggi di solidarietà e vicinanza. Cocci è partito dal messaggio contenuto nella lettera anonima arrivata ad aprile nel suo studio legale. “Dimettiti o ti distruggiamo la vita. La lettera era corredata da una foto del mio privato con accuse gravissime, in quando false, di abuso di minori e di sostanze stupefacenti – le parole dell’esponente di FdI – Non avendo nulla da temere, in quanto sereno con la mia coscienza, mi sono recato immediatamente a sporgere denuncia: un caso di revenge porn all’interno di un tentativo di estorsione. Ma io non ho voluto cedere ai ricatti”. Era aprile: Cocci ha denunciato, ed è andato avanti. “Sapevo da mesi che questo giorno sarebbe potuto arrivare, ma sapevo anche di avere la forza e la serenità per poterlo affrontare”. Sono stati mesi di “dolore, prostazione e sofferenza psicologica”, ammette. Ma “quelle accuse sono fandonie, e una cosa voglio dirla chiara: non mi faccio intimidire. Ho scelto di mettermi in gioco perché credo che Prato meriti uomini e una politica diversa, fatta di coraggio”.

“Se qualcuno avesse ravvisato dei miei comportamenti penalmente rilevanti perché non ci ha messo la faccia? Invece si è nascosto dietro l’anonimato per gettarmi del fango addosso ipotizzato reati che sono abominevoli. Io non ci sono stato a questo gioco. Ho dovuto subire anche questa gogna, ma adesso voglio dire a quella persona o a quelle persone che hanno orchestrato questa infamia: ma vi rendete conto che per queste vicende la gente si toglie la vita? – continua l’esponente di FdI nel video – Io sono fortunato perché mi sentivo a posto con me stesso e perché ho avuto chi mi è stato accanto. Ma in casi simili ci sono persone che si sono ammazzate”. E purtroppo è vero.

Cocci parte dal suo caso personale per lanciare un messaggio “a tutti quelli che subiscono casi di revenge porn”. E il messaggio è: “Superate quel momento di pudore e denunciate. Si deve vergognare soltanto chi fa questo schifo di ricatti mettendo a rischio la vita delle persone”. Lui lo ha fatto ad aprile, alla Digos. Quando alla foto intima contenuta nella lettera Cocci dice di “essersi lasciato ingannare in un momento di leggerezza. “Ma non accetto di essere ricattato, non accetto accuse anonime di aver commesso reati infami”.

m. c.