
Una degustazione di vini in cantina. Un settore, quello del vino toscano di qualità, che vale circa 1164 milioni di euro e di cui gli Stati Uniti rappresentano il 37% dell’export e oltre 400 milioni di euro in valore annuo
Carmignano (Prato), 31 luglio 2025 – Il nuovo aumento dei dazi statunitensi sul vino europeo preoccupa e non poco il settore vitivinicolo toscano.
A lanciare l’allarme è Andrea Rossi, presidente di Avito (Associazione vini toscani Dop e Igp), che rappresenta 24 Consorzi di tutela e oltre 6mila imprese. “I dazi imposti dagli Usa si ripercuoteranno in maniera importante sui consumi e sulle economie delle aziende. Chiediamo un intervento da parte del Governo, insieme a strumenti di promozione e investimenti su nuovi mercati”, conclude Rossi. Preoccupati anche i produttori del Carmignano che da anni esportano con continuità negli Stati Uniti.
Giuseppe Rigoli, della Tenuta Ambra, è pragmatico: “L’aumento dei dazi non mi fa piacere, ma finora che erano al 10%, continueremo a dividerceli con i nostri importatori. È una misura penalizzante”.
Ad allarmare è però soprattutto il contesto globale. “Il problema principale è la crisi dei consumi, che era già in atto ben prima dell’aumento dei dazi – sottolinea Rigoli, altro produttore carmignanese – i dazi non fanno che peggiorare un quadro già molto complesso. Inoltre la possibilità di riversare l’export su altri mercati è una via ardua da percorrere perché quello americano è il più importante”.
Per Fabrizio Pratesi, Strada dei Vini: “Questi dazi, sommati all’oscillazione del dollaro che da gennaio ha subito una perdita d’acquisto sull’euro, sono difficili per tutto il settore del vino, porteranno purtroppo ad aumenti sul prodotto finito”.
Filippo Contini Bonacossi, della storica tenuta di Capezzana, prova invece a guardare avanti, pur condividendo i dubbi dei colleghi. “I dazi complicano una situazione già fragile. Anche la Germania è ferma, ma credo che sia indispensabile aprire nuovi mercati esteri. Noi stiamo puntando su Asia e su Centro-Sud America”.
Contini Bonacossi è critico sull’accordo raggiunto: “È un’intesa pessima e unilaterale. Dopo grandi concessioni fatte alle multinazionali americane, ora l’agricoltura italiana viene lasciata sola. Non staremo proni ai voleri di Trump”. Un’industria, quella del vino toscano, che vale 1164 milioni di euro con l’export in Usa che rappresenta il 37% del totale. E che ora, ancora una volta, si trova a dover resistere all’urto di una crisi che arriva da oltreoceano.
Caterina Cappellini