Prato, 22 giugno 2025 – Si allarga l’inchiesta per corruzione della procura di Firenze, che venerdì ha portato alle dimissioni della sindaca di Prato, Ilaria Bugett i . C’è un nuovo indagato, il quarto, oltre a Bugetti, l’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci, e il vicesindaco Simone Faggi, che ha ricevuto un avviso di garanzia per false attestazioni a pubblico ministero. Si tratta di Alessio Bitozzi, rappresentante del Consorzio Progetto Acqua che si occupava della realizzazione della fognatura industriale a servizio del Macrolotto di Prato.
L’accusa di corruzione per Bitozzi, secondo quanto emerge, fa perno sui presunti rapporti che l’uomo nelle vesti di “intermediario” avrebbe intrattenuto con Matteini e l’ormai ex sindaca. E così uno scandalo per corruzione come tanti altri diventa un casus belli per la politica nazionale. Il Pd si sente accerchiato, e ha forzato la mano a Bugetti affinché lasciasse la carica. Ma sul campo ora restano gli stracci volati in casa dem, con il centrodestra pronto con il lanciafiamme ad attaccare sia la classe dirigente Pd, sia il Municipio, che ora fa gola ai meloniani in vista delle elezioni suppletive. Nel mezzo ci sono anche le regionali in una stagione in cui il Nazareno sta cercando di varare anche in Toscana il campo largo partendo dall’asse 5S-Avs. Venerdì Giovanni Donzelli, meloniano di ferro, aveva usato toni duri: “Nonostante il coinvolgimento del suo vice, che ricopriva lo stesso incarico anche con Biffoni sindaco, non c’è solo un ‘caso Bugetti’. E neanche solo un caso Prato. In Toscana un sistema di potere è arrivato al capolinea per troppa autoreferenzialità e poca trasparenza. Dalla gestione della sanità, agli scandali bancari del Monte dei Paschi e Banca Etruria, dal Forteto alla vicenda dell’inquinamento con il Keu, o la poca prevenzione e cura del territorio sfociata in danni alluvionali, ma anche le modalità che emergono sui finanziamenti elettorali a Firenze, in Toscana emergono lati oscuri del sistema di potere gestito dal Partito democratico. Un sistema opaco, lontano dai cittadini”.
L’eurodeputato Pd Dario Nardella ha replicato per le rime: “Le dimissioni di Bugetti sono un gesto di grande responsabilità istituzionale e di rispetto per l’operato della magistratura, cosa che non vediamo per esempio nelle file del governo, pensiamo a Santanchè a Del Mastro e molti altri. Detto questo però dobbiamo guardare in casa nostra. Confidiamo ci sia una reazione pronta e attiva, perché in Regione Toscana c’è un buon governo e rifiutiamo qualunque tipo di attacco su implicazioni di sistema, non è così. Se ci saranno responsabilità, saranno personali. Il buon governo della Toscana lo difendiamo”.
Ma torniamo all’inchiesta: Progetto Acqua compare nelle carte della Dda di Firenze, firmate dai tre procuratori Nastasi, Gestri, Boscagli, nel capitolo che riguarda l’area pratese dell’ex Memorino. Nei fatti contestati a Bugetti dal 2020 al febbraio di quest’anno, emerge che tra il maggio 2024 e il dicembre 2024, dietro input di Matteini Bresci, l’ex prima cittadina avrebbe sollecitato gli uffici del Comune affinché adottassero una determina di concessione dell’area comunale Ex Memorino in favore del consorzio Progetto Acqua, per avviare i lavori della fognatura industriale. Delibera che venne adottata dopo la resistenza degli uffici comunali. Si sarebbe data da fare con l’ufficio tecnico del Patrimonio per abolire o abbassare il canone di locazione in quanto il consorzio del Progetto Acqua, ritenuto ’esoso’ da Matteini. Bitozzi è difeso dall’avvocato Luca Bisori. Intanto domani il gip deciderà per la richiesta di domiciliari nei confronti dell’ex sindaca