
La sindaca di Prato Ilaria Bugetti. Su di lei è scattata un'inchiesta per corruzione
Prato, 16 giugno 2025 – L’appuntamento con il giudice Alessandro Moneti, giovedì, sarà il momento più importante di questa fase dell’inchiesta per corruzione che vede la sindaca Pd Ilaria Bugetti accusata di essere “a disposizione” dell’industriale e amico Riccardo Matteini Bresci e di aver asservito la sua pubblica funzione (di consigliere regionale prima e di sindaca poi) agli interessi e ai desiderata dell’imprenditore, ex titolare e ex ad del gruppo “Colle” di Cantagallo.
Ma già che il giudice abbia voluto un interrogatorio prima di decidere, rappresenta un punto a favore di Bugetti, visto che, per i magistrati titolari dell’inchiesta – Antonino Nastasi, Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli – la misura degli arresti domiciliari richiesta nei confronti della prima cittadina pratese avrebbe dovuto essere emessa saltando l’interrogatorio preventivo, per il rischio – sostengono nelle 113 pagine della loro richiesta – che dall’alto del suo ruolo in municipio, una volta apprese le contestazioni a suo carico, avrebbe potuto “inquinare” l’indagine confrontandosi con esponenti, tecnici e non, del Comune da lei diretto.
É la stessa procura, poi, a indicare una lista lunga di testimoni di appartenenti alla macchina amministrativa di Palazzo comunale che dovranno essere sentiti a stretto giro. L’altro punto su cui si fonda la richiesta della procura fiorentina è la reiterazione: i pm sostengono che restando nel suo ruolo, le condotte della sindaca si protrarrebbero.
Ma lei, alle dimissioni, sembra non pensarci proprio. Anzi, con i suoi legali è al lavoro da giorni per prepararsi a ribattere punto su punto alle accuse. L’inquinamento probatorio non è stata ritenuta un’emergenza dal gip neanche per quanto riguarda la posizione “recidiva” di Matteini Bresci, fresco di patteggiamento e finito ai domiciliari un anno fa per l’inchiesta che ha coinvolto anche l’ex comandante della compagnia carabinieri, Sergio Turini. Pure Matteini Bresci sarà sentito. Per lui, è stato chiesto il carcere. Perché Firenze. E’ proprio questa fase 1 dell’inchiesta che travolse Matteini Bresci, aperta a Firenze con competenze di Direzione Distrettuale Antimafia per presunte connessioni fra criminalità cinese e tessuto imprenditoriale cittadino, che ha fatto mantenere anche questo sviluppo investigativo nella procura del capoluogo.
Tuttavia non si può escludere che più avanti il procedimento traslochi a Prato, anche se il radicamento fiorentino dell’ipotizzata corruzione è stato motivato anche per un altro motivo tecnico: ossia la sede del consiglio regionale – a Firenze – quale luogo di consumazione dei primi reati contestati, in ordine cronologico, alla Bugetti. Dal 2016, infatti, l’esponente Pd ha seduto per due mandati su quegli scranni, prima di candidarsi a sindaco e vincere a Prato nel 2024. Chat e intercettazioni. Dalle carte depositate si capisce inoltre che le accuse mosse a Bugetti sono figlie dello sviluppo delle chat contenute nell’Iphone 13 Pro Max sequestrato a Matteini Bresci in occasione dell’arresto dello scorso anno.
Ma ora, però, i carabinieri del Ros hanno sequestrato anche lo smartphone della sindaca, su quale è stata avviata un’attività in pieno sviluppo. Finché il “bersaglio” è stato Matteini Bresci, sono state intercettate conversazioni telefoniche tra l’industriale e la politica. Ma queste conversazioni si sono interrotte, senza più riprendere, quando Matteini Bresci è stato arrestato. Secondo i pm della Dda, i due si sarebbero risentiti quando lui è tornato in libertà tramite un amico comune.