
La fila all’ingresso di un concerto (archivio)
Pistoia, 10 agosto 2025 – Venerdì sera, Arena della Versilia. Più di un migliaio di ragazzi attendono il concerto di alcuni noti rapper. Sono in fila, aspettano di entrare, tra musica dagli smartphone, selfie e chiacchiere. È estate e c’è voglia di divertirsi, di cantare, di ballare, di stare in compagnia, rilassati, senza stress, senza prepotenze. Ma nella folla c’è chi tenta la scorciatoia e lo fa con decisione: si insinua più avanti fingendo di essere spinto o di raggiungere amici i quali, ovviamente, più avanti, non ci sono.
Gli addetti alla sicurezza se ne accorgono e, come da regolamento e buon senso (se viene consentito a un gruppetto, poi si scatena il caos) riportano i “furbetti” in fondo alla coda. Loro però non ci stanno, brontolano, pretendono e così parte la telefonata: “Mamma, papà, mi hanno mandato in fondo alla fila, ma io ero più avanti...”.
La risposta è immediata. Alcuni genitori percorrono anche un’ora di strada per difendere i figli ’retrocessi’, ignorando ogni spiegazione e schierandosi al loro fianco invece di cogliere l’occasione per insegnare il rispetto delle regole. Alcuni sono arrivati dalle limitrofe località balneari, altri erano pistoiesi. Da Pistoia al Cinquale per pretendere per i figli irrispettosi delle regole un posto in prima fila.
Quando diventa chiaro che non ci sarà alcun “ripristino” della posizione in fila, arriva l’atto finale, la chiamata alle forze dell’ordine, che confermeranno ciò che era evidente a (quasi) tutti: le regole valgono per tutti e la retrocessione è ben meritata. Inutile quell’ora di auto fatta in corsa da mamma e papà.
L’episodio, per quanto possa strappare un sorriso o sembrare irrilevante, fotografa bene un problema diffuso: il mito del “fare il furbo”, l’incapacità di accettare le conseguenze delle proprie azioni e la tendenza di alcuni genitori a proteggere i figli a ogni costo, rinunciando a insegnare il rispetto delle regole.
L’educazione civica non si impara solo sui banchi di scuola, ma anche in situazioni quotidiane come fare la fila a un concerto. Forse dovremmo chiederci che messaggio trasmettiamo quando un genitore percorre i 60 chilometri che separano Pistoia da Cinquale per difendere il “diritto” del figlio a non rispettare le regole. Se lo chiedono gli adulti, se lo sono chiesto tanti adolescenti nell’assistere, increduli, a quanto stava accadendo. Le regole esistono per il bene di tutti, se imparassimo a fare la fila senza saltarla, ci sarebbe meno bisogno di chiamare mamma, papà… e la polizia, che ha ben altro da fare.
Stefano Nencioni