
Elezioni regionali, l'apertura della campagna elettorale di Giani al teatro Puccini. Tanti i volti di dem, 5 Stelle e Avs accorsi a sostenerlo: si riconoscono tra gli altri la sindaca Funaro, Marco Furfaro, Dario Nardella, Simona Bonafé, Bernard Dika (New Press Photo)
Firenze, 15 settembre 2025 – ‘Il sogno di un ragazzo italiano/La strada di casa che porta lontano’. L’allegria di Gianni Morandi è quella di Eugenio Giani. Cinque anni fa partì davvero da casa sua, a San Miniato, per acciuffare il «sogno che l’ha portato lontano»: guidare la Regione. Il Puccini di Firenze straborda ospitando 600 persone, il governatore varca la soglia tra gli applausi dopo l’ennesima giornata a consumare le gomme dell’auto lungo i crinali della «Toscana diffusa». Da un mese a questa parte non più con quella di servizio, ma con la 500 bianca di proprietà.
«Sobrietà», questa la parola d’ordine della campagna elettorale sino al 12 e 13 ottobre. Di rigore abito blu gessato, leggio e microfono. Un assolo di un’ora e passa - senza un goccio d’acqua - infarcito di carrellate di slide e foto simbolo «del lavoro fatto», precedute dalla schermata dei simboli di partito, nessuno escluso. Un discorso a braccio a fare da ponte tra 5 anni di legislatura passati e quelli futuri.
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In platea c’è il vecchio e il nuovo che avanza. I leader di ieri a cui Giani si è «ispirato», Valdo Spini e l’ex sindaco Domenici. E gli alleati di domani, perché sulle poltroncine rosse siedono i delegati bandiera del campo largo, dal M5s ad Avs, dal Pd al listone «Casa Riformista» (Iv, +Europa, Socialisti, Repubblicani, più i civici).
«L’obiettivo è che la nostra sia l’alleanza che raggiunga il miglior risultato nelle regioni al voto», l’asticella fissata da Giani. Vero, la candidatura bis ha dovuto sudarsela più del previsto, ma con la segreteria toscana è pax romana ormai. Ma forte e chiaro, con Emiliano Fossi in prima fila, Giani ha scandito metodo e merito con cui «innovare»: ‘Sempre presente per la Toscana’. «Presenza cari miei, non presenzialismo - rivendica il presidente -. Conoscere per decidere, diceva il Granduca Leopoldo. E se vengo chiamato per ogni posa della prima pietra è perché la Regione ha messo risorse e autorizzazioni».
La (sua) visione della Toscana fa da controcanto alla maggioranza di schleiniani scaturita dal congresso che ha incoronato nei gazebo Elly Schlein: «Il riformismo del fare - scandisce Giani davanti ai pezzi di segreteria presenti a teatro -. Cambiare la nostra terra con la virtù delle riforme». Parte da qui il trend union tra passato e futuro: la legge sul fine vita, il testo unico sul turismo, nidi gratis, il tasso d’occupazione cresciuto del 5%, la toscana diffusa. Otto volte «grazie» per ciascun assessore di «una giunta che ha davvero funzionato», ricorda con orgoglio il governatore. Vuoi anche per mandare un telegramma ai naviganti dem già in preda al toto giunta in caso di vittoria su Tomasi. Lo one man show sul palco detta poi l’agenda del programma elettorale, strizzando l’occhio alle specifiche istanze degli alleati di centrosinistra: più sanità pubblica «per superare il Veneto e diventare la prima regione d’Italia secondo le rivelazioni di Agenas e Gimbe».
Come? Con più medicina territoriale, con 7 case di comunità «piene di medici di famiglia per evitare di intasare i pronto soccorso». E poi nuovi asili da costruire, più famiglie beneficiarie dei nidi gratis, una legge sui piani di adattamento ai cambiamenti climatici, un nuovo testo unico sulla cultura, un piano di viabilità adatto a «per raggiungere davvero in ogni angolo la Toscana diffusa». E poi loro, le misure sul lavoro, partendo dal salario minimo e dal reddito di cittadinanza regionale come integrazione all’assegno di inclusione del governo Meloni.
«Vogliamo che il salario minimo si imponga, qualsiasi sia la procedura che occorra - promette, nonostante l’impugnazione della legge regionale di Palazzo Chigi -. Metteremo 20 milioni di euro per il reddito di inclusione lavorativa, una misura per chi ha perso il lavoro e che dopo la cassa integrazione non ha più nessuna entrata». Cultura della legalità e promozione della pace, la doppietta che chiude il lancio della campagna elettorale bis. Del resto serviva solo l’abbrivio per aprire le danze. ‘Evviva’ duettano Morandi e Jovanotti, la colonna sonora giunta al momento del fotone con il candidato governatore e i candidati consiglieri. ‘Caro Gian(n)i cogli l’attimo fuggente/Perché è un attimo e lui passa e non sai più dov’è andato…’