
Alessandro Tomasi scatta un selfie con la platea gremita che lo ha accolto ieri all’hotel Hilton di Firenze, a Novoli
Firenze, 15 settembre 2025 - “Sono stracontento” dice con gli occhi chiari e vispi Alessandro Tomasi prima di rialzarli sulla sala fiorentina dell’hotel Hilton di Novoli gonfia di un centrodestra – più destra che centro in verità (i meloniani sono sul pezzo compatti, forzisti e leghisti più sparpagliati) – pronto a partire lancia in resta per quattro settimane scarse di battaglia dopo mesi di traccheggiamenti.
Con le liste depositate e ceralaccate il candidato governatore, pronto a sfidare l’uscente Eugenio Giani, ha voluto serrare i ranghi del suo esercito (fatto “di uomini e donne tutti pronti a guardare oltre il proprio naso portando idee”) e suonare la carica per l’appuntamento del 12 e 13 ottobre.
“In Toscana siamo la maggioranza, non solo per chi storicamente ci vota ma perché tante persone ci stanno guardando, ci stanno ascoltando e ci aspettano con il programma” dice soddisfatto il sindaco di Pistoia, camicia celeste abbottonatissima e jeans che gli tolgono qualcuno dei suoi 46 anni. Programma che avrà quattro pilastri: “Diritto alla casa e cioè soluzioni di edilizia popolare, diritto allo studio e, naturalmente, la sanità. Rigorosamente pubblica. Infine il lavoro, in sinergia con lo sviluppo”. Il suo staff ribadisce: “Tomasi è al lavoro su questi temi”.
Ieri la prima arringa: “Andate ovunque perché gli altri faranno il contrario, vogliono anestetizzare la campagna elettorale e portare le solite persone a votare per vincere. Noi dobbiamo galvanizzare la gente. L’dea di dove vogliamo andare è chiara”. E poi la stilettata: “Di là è esaurita l’idea e non hanno più spinta ideale e morale o una visione, è solo una conservazione dei posti, tanto da firmare un accordo con M5s che è vergognoso e surreale”.
I ’colonnelli’ toscani di FdI ci sono tutti, a cominciare dal senatore Paolo Marcheschi che dispensa pacche e sorrisi (“Si va alla grande”) di promozione della sua squadra, l’enfant prodige Matteo Chelli, da appena un anno in Palazzo Vecchio e l’esperta Stefania Vivoli.
C’è Giovanni Donzelli, gran cerimoniere ben disposto a scattare selfie. E ancora l’europarlamentare Francesco Torselli, Jacopo Cellai, capolista meloniano a Firenze (“Faccio gli scongiuri”, sorride) e un dinamico Alessandro Draghi, suo primo sfidante. E poi i big tomasiani, da Vittorio Fantozzi da Montecarlo di Lucca a Francesco Michelotti di Colle. C’è la parlamentare Chiara La Porta scesa nell’agone pratese come capolista dopo il ’polverone Cocci’ (“L’ho fatto per un senso di responsabilità verso la mia città”).
Presenti i civici con in testa lo schmidtiano Massimo Sabatini e Lorenzo Bosi. L’azzurro Marco Stella sfodera il sorriso delle migliori occasioni mentre tra i leghisti c’è un pimpante Tommaso Villa, capolista a Firenze, per volere del generalissimo Roberto Vannacci che ha sconquassato gli equlibri del Carroccio granducale. Ma Tomasi butta acqua sul fuoco. Preoccupato dalla vannaccizzazione? “Assolutamente no, nella Lega ci sono tanti uomini e donne in gamba. La nostra coalizione è compatta e dal 1994 stiamo insieme”.
E mentre Tomasi liquida la vicenda della mancata ammissione della lista civica ‘È Ora!’ nella sua Pistoia (“Abbiamo fatto ricorso e non mi preoccupo: solo piccoli errori formali”) un big del suo partito ha un guizzo di realismo: “Bene tutto, ma siamo indietro di 15 punti. Io qui sento parecchi perdersi in beghe sulle preferenze. Non abbiamo ancora imparato nulla...”.