
Esperienza in vigna nella tenuta Venerosi Pesciolini di Ghizzano
di Mario FerrariPISAAttraversare le piastrelle della Via Francigena con gli scarponi impolverati, tra boschi che odorano di resina e borghi fermi nel tempo, dove ogni pietra sembra raccontare una storia. O salire in sella a un cavallo e perdersi nei sentieri di un parco naturale, con il rumore degli zoccoli che si alterna a quello del vento tra le foglie. O ancora, pedalare lungo i crinali tra le colline, rallentando solo per assaggiare un vino, incontrare un produttore, scoprire un dialetto che resiste al tempo. È questo il turismo che sempre più persone cercano a Pisa. Un modo lento, profondo e personale di viaggiare, dove l’esperienza vale più della destinazione, e il legame con il territorio diventa più importante delle foto ricordo.
"Nel nostro territorio - spiega Valter Tamburini, presidente della Camera di Commercio Toscana Nord Ovest - il turismo esperienziale non è più un’alternativa di nicchia: è una direzione concreta e la vera scommessa del futuro". Presidente Tamburini, cos’è il turismo esperienziale e come mai può essere una nuova frontiera per i visitatori della nostra zona?
"Si tratta di turismo legato al territorio, ai ritmi lenti, alla scoperta. Oggi i visitatori cercano esperienze vere, autentiche: vogliono camminare, pedalare, assaggiare, vivere. Ed è su questo che stiamo lavorando: cicloturismo, bike trail, cammini come la Via Francigena, ippoturismo con ippovie e punti di accoglienza per cavalli, enogastronomia locale... Tutto ciò che significa natura, movimento e identità locale".
Un cambiamento radicale, quindi. Quali sono i vantaggi concreti di questo approccio?
"È un turismo che porta maggiore permanenza, meno ‘mordi e fuggi’. È più rispettoso, più sostenibile, attento alla cultura e alle tradizioni. E soprattutto più legato ai luoghi: chi arriva, resta. E spesso torna. Questo tipo di turista sceglie una struttura, un borgo, un’esperienza, e ci si immerge".
Quali sono le zone che più si stanno distinguendo in questo cambiamento?
"La Valdicecina oppure la Valdera, ad esempio, sono delle perle grazie ai loro bellissimi borghi che hanno molto da raccontare. Hanno storia, bellezza e soprattutto autenticità. Il turismo esperienziale li valorizza senza snaturarli. E funziona: gli agriturismi per dirne una stanno andando fortissimo, anche per chi ha un budget più contenuto".
Anche il capoluogo è pronto per questa nuova visione turistica?
"Sì, e lo stiamo dimostrando. I Lungarni, i musei, San Rossore, il lungomare... ci sono tanti modi di vivere Pisa oltre alla Torre. Il lavoro che stiamo facendo insieme all’amministrazione punta a mostrare l’altra faccia della città, più lenta, più verde, più immersiva. Al punto che Pisa si sta candidando a diventare la capitale italiana dell’equiturismo".
Il territorio è in grado di accogliere questa domanda crescente?
"Si sta adattando, come dimostra anche l’aumento della permanenza media. Come in ogni mestiere, anche nel turismo bisogna stare al passo con i tempi. L’accoglienza non è solo una camera ben fatta: è far sentire il visitatore coccolato, incuriosito, coinvolto. E per questo bisogna evitare anche la sovrapposizione di eventi, che è alla base dell’accordo ‘Pisa 365’ firmato proprion questo mese: bisogna creare le condizioni perché il turista possa godersi tutto, con il giusto ritmo".