CARLO VENTURINI
Cronaca

La Bigattiera, vecchia via della seta. Otto gelsi testimoni monumentali

Una storia dimenticata di San Piero a Grado. E due nuovi residenti pronti a difenderla dai tagli selvaggi

Bigattiera sta per bigatto, per bigattino. Dietro a questo nome si cela un’antica ma ormai dimenticata tradizione pisana in quel di San Piero a Grado, e cioè l’allevamento dei bachi da seta che banchettavano con golosa voracità tra le foglie di filari di gelsi. Erano i primi anni venti del Novecento, e l’antico mestiere di allevatori di bachi da seta metteva nonni, nipoti madri e padri nel cortile a setacciare le foglie dei gelsi. Un lavoro integrativo di salari da fame, sfrondare i gelsi a mano, era faticoso così come sistemare le foglie su stuoie pulitissime senza accatastarle. Venivano addirittura benedette con acqua santa. Veniamo ai giorni nostri. Cosa rimane delle centinaia di gelsi che punteggiavano San Piero, Tombolo ed il confinante Parco di San Rossore? "Un filare di otto gelsi": dicono Alex Del Moro ed Andrea Somma, giovani residenti di San Piero, appassionati di ambiente e tradizioni. Questi otto gelsi sono ricompresi tra il distributore di benzina e la scuola elementare di San Piero. Il sopralluogo non è stato edificante: macchine che parcheggiano tra un albero e l’altro, un monopattino abbandonato, sporcizia, e gli stessi gelsi sono avviluppati da edere ed erbacce che non ne fanno percepire la forma. Negli anni ne sono stati abbattuti due. "Quando ero piccolo venivo qui a mangiare i gelsi. Poi i frutti sono spariti forse anche per le continue potature selvagge": dice Del Moro. I due residenti (Somma fa parte anche di Legambiente) chiedono che non si perda il valore della tradizione, della storia che pochissimi conoscono, una storia che è significativa di uno spaccato di vita sociale familiare e di mestieri che non ci sono più. I due hanno le idee chiare per valorizzare quegli otto gelsi e ne parlarono in una riunione di quartiere anche col sindaco Michele Conti. "Tra un gelso e l’altro c’è posto per delle panchine. Tutto intorno a questi alberi c’è già un prato dove però ci parcheggiano le auto. Bisognerebbe creare una vera e propria isola di verde, con panchine, ed un fontanello. Completare poi il filare piantando nuovi gelsi al posto di quelli abbattuti. Disponiamoci poi dei pannelli illustrativi e celebrativi di cosa la bachicoltura ed i gelsi hanno rappresentato per le famiglie, per l’economia, per la cultura di San Piero a Grado e non solo. E poi sarebbe da considerare una illuminazione dal basso che ne valorizzi la forma". C’è da aggiungere che quei gelsi potrebbero tranquillamente elevarsi al rango di alberi monumentali. "Sono qui almeno dai primissimi anni del Novecento": dicono Del Moro e Somma. Lo stesso sindaco, stando a quanto riportato dai due, si era dimostrato sensibile alla tutela e alla successiva valorizzazione dei gelsi e del patrimonio simbolico di tradizioni di cui sono gli ultimi testimoni. Anche per i due residenti, riannodare la storia della bachicoltura non è stato facile tra racconti famigliari e vecchie foto anche se il contributo decisivo, lo ha dato il prezioso volume "Antichi mestieri rurali nel territorio del Parco" a firma Luca Gorreri e Cristina Cecchini. Carlo Venturini