
Un’operazione di salvataggio (immagine di repertorio)
Pisa, 28 maggio 2025 – Moto d’acqua, ciambelle teleguidate, droni, ma anche baywatch e tavole rescue board. L’emergenza bagnini raccontata da La Nazione nei giorni scorsi sul litorale pisano — che, secondo le stime di Confesercenti, registra l’assenza di 80 unità tra Calambrone, Tirrenia, Marina di Pisa e Marina di Vecchiano — ha portato a galla un altro tema molto sentito dai guardaspiaggia: l’arretratezza dei dispositivi di soccorso. Gabriele Meucci, collaboratore della Salvamento Pisa e figlio di Fiorenzo Meucci, figura storica della Sezione pisana della Società Nazionale di Salvamento che per oltre trent’anni ha formato intere generazioni di bagnini, ha spiegato come questi strumenti siano eccezionali, ma costosi.
«Servirebbero incentivi e sgravi fiscali per gli stabilimenti — ha spiegato —. Con la Bolkestein, molti non investono più». Dello stesso avviso è anche Riccardo Berchielli, presidente dell’associazione di volontariato Mare Sicuro, attiva alle spiagge libere di Marina di Vecchiano, che dal 2010 ha introdotto la rescue board, una tavola da surf più lunga delle tradizionali. «Servono per il salvataggio — spiega Berchielli —, sono veloci e facilmente trasportabili». In pochissimo tempo si è in acqua e, con uno slancio iniziale, secondo il presidente di Mare Sicuro «si possono coprire 30 metri perché scivolano sopra l’acqua. Inoltre — aggiunge — permettono di tenere ancorate fino a 5 persone, se sono vigili. Rispetto al pattino, con cui in media ci vogliono 14 minuti per raggiungere il bagnante in difficoltà, con la rescue board ne bastano 3».
Tra le innovazioni utilizzate sempre più spesso nel mondo ci sono droni e moto d’acqua. Ma a frenare l’innovazione, secondo Berchielli, sono le ordinanze datate, i costi elevati dei dispositivi e quelli per la formazione. «Per le moto d’acqua — spiega — oltre al brevetto da bagnino, serve anche la patente nautica. Il costo della formazione per un bagnino, che già è difficile da trovare, diventa troppo elevato».
Sulle spiagge toscane, dunque, si resta ancorati — è la denuncia degli operatori del settore — a mezzi arcaici, come il rullo con l’imbracatura e la fune che dalla spiaggia viene tirata per recuperare il bagnino con la persona salvata. Di novità ce ne sarebbero tante, «basterebbe intanto incrementare l’uso dei baywatch - continua sempre Berchielli -. I dispositivi disponibili sono tanti: droni con cui lanciare la ciambella, motori da sub con un’elica che ti fanno nuotare più velocemente».
Come se non bastasse, le difficoltà dei guardaspiaggia non si fermano qui. Da quest’anno i nuovi requisiti ritenuti «troppo stringenti» come le prove in vasca cronometrate risulta difficile anche il semplice rinnovo del brevetto. Il prossimo anno, la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. «Quest’anno — conclude Berchielli — hanno fatto una proroga, ma il prossimo sarà una catastrofe».