
La spiaggia libera di Marinella: Legambiente denuincia la carenza di spazi pubblici sull’arenile (foto d’archivio)
La Spezia, 23 agosto 2025 – “Un bene pubblico in mano ai privati”. Le cifre recentemente snocciolate a bordo di Goletta Verde da Legambiente Liguria parlano chiaro: nella nostra regione le spiagge sono cosa per pochi, o meglio per paganti. Il report 2024 fotografa una privatizzazione del 70% delle coste balneabili, secondo quanto riportato dai dati del demanio relativi al 2022. “Non sono aggiornati ad oggi – esordisce il presidente di Legambiente Liguria Stefano Sarti – ma sono ufficiali e a questi ci atteniamo, attenendo che vengano aggiornati”. Sistematicamente non rispettata la legge regionale del 2008 che fissa nel 40% il limite minimo di spiagge libere e libere attrezzate. “Sono davvero pochi i Comuni che la rispettano, con esempi virtuosi come quello di Bonassola, che ha quasi il 51% di spiagge libere e il 23% di libere attrezzate. Si tratta, però, di un’oasi, perché gli altri sono veramente indietro”. E cita, in negativo, Lerici, con il 10% di spiagge libere e il 37% di libere e libere attrezzate, Monterosso con il 22% libero e Levanto con il 26%. E non finisce qui, perché i problemi sono diversi. “Anzitutto, la percentuale finale è del 40%, ma spesso le spiagge libere attrezzate comportano un’occupazione dell’arenile e diventano come quelle private, poi si deve fare anche una considerazione qualitativa: è uso conteggiare nelle spiagge libere anche parti poco pregiate come le foci dei fiumi o gli scogli e ad esse si assegnano gli spazi più angusti”.
Insomma, nella calda estate del 2025, durante la quale per la prima volta si sono levate proteste e si è sentito parlare dei boicottaggi dei lidi, anche a fronte di evidenti abusi da parte di una parte dei gestori – le cronache parlano di divieti di portare cibi propri all’interno di stabilimenti, fenomeno assolutamente senza alcun fondamento normativo, e sempre più spesso della mancata concessione del passaggio per raggiungere la battigia, come, invece previsto dalla legge nazionale – , oltre che di portafogli sempre più a dieta, ecco che il sistema italiano e ligure viene messo sempre più in discussione. Per Sarti e Legambiente, ci sono pochi dubbi sull’origine del fenomeno e sulla sistematica violazione delle concessioni, un modus operandi bipartisan e indipendente dal colore delle giunte che affidano ai privati le spiagge. “Si tratta – conclude – di un problema di filosofia di gestione degli spazi pubblici: viene sempre messo in primo piano il privato, a discapito di quello che è l’interesse della collettività”. Così, Legambiente formula le sue richieste: 50% di spiagge libere, l‘altro 50% a gara per gli eventuali stabilimenti, ma sarebbe ancora meglio se diventassero spiagge libere attrezzate, partecipazione delle associazioni ambientaliste e a tutela dei consumatori ai tavoli delle gare.