"L’autunno caldo? Ormai è meglio dire ‘anni caldi’. La ripartenza dopo le ferie estive è tutta in salita, ci sono tante difficoltà dentro un contesto complicato come la guerra a Gaza". È il grido d’allarme di Stefano Angelini, segretario della Fiom Firenze, Prato e Pistoia. A Firenze il settore metalmeccanico, che si occupa della lavorazione dei metalli per produrre componenti, macchinari e manufatti metallici di vario genere, è in agonia ormai da tempo.
"La destrutturazione dell’industria fiorentina continua. Prima dell’estate siamo riusciti a trovare un accordo per salvare la storica Targetti Sankey, l’azienda illuminotecnica di Firenze", ricorda Angelini precisando, però, "che l’accordo è tutto da costruire. E si prospetta comunque una riduzione degli organici".
All’unità di crisi della Regione Toscana è stato siglato l’accordo per un piano di mantenimento del sito fiorentino e di rilancio del marchio: un ammortizzatore di lunga durata accompagnerà la riorganizzazione e la riqualificazione del personale; sono previsti investimenti importanti per la nascita di un nuovo sito in cui troveranno spazio non solo gli uffici tecnico-amministrativi, ma anche la produzione. "Male anche la componentistica del settore automotive e camperistica", dice Angelini ricordando che per quanto riguarda la ex Gkn "la legge sui consorzi industriali è positiva anche per altre realtà".
Il comparto della moda è quello da tenere sotto controllo: "La preoccupazione è tanta, rispetto all’inverno scorso è aumentata", ammette il sindacalista ricordando che nel fiorentino ci sono oltre 6000 metalmeccanici nelle filiere del comparto. "Sono quasi esauriti tutti gli ammortizzatori sociali fin qui previsti. A oggi non c’è una prospettiva di ripresa, i grandi brand stanno abbandonando la moda a favore dei settori della ristorazione e turistico", spiega ancora Angelini. "Auspico che quanto prima le istituzioni locali mettano allo stesso tavolo tutti i signori della moda per capire la direzione da prendere. Ricordo che a livello regionale, in tutta la filiera, si registra oltre il 40% di occupazione in esubero", prosegue ricordando che ci sono "intere aziende in cassa integrazione. Le medio-grandi riescono ad andare avanti, ma quelle piccole no. E molte ditte artigiane, dopo aver finito gli ammortizzatori sociali hanno chiuso. C’è stata una lieve ripresa delle lavorazioni prima dell’estate ma adesso è tutto fermo". I dazi sono un’ulteriore batosta. "Impattano su tutte le produzioni che hanno a che fare col mercato americano: dai macchinari per la produzione del vino a quelli per la minuteria metallica. Al momento non si possono conoscere gli effetti sui lavoratori ma non si possono comprimere ulteriormente i salari dei lavoratori. Per questo faremo ogni sforzo per rinnovare il contratto nazionale".