
Turismo a Firenze, i cittadini dicono la loro
Firenze, 4 agosto 2025 – I turisti si muovono. Gruppi folti sotto il duomo e tra le vie che portano da Santa Maria Novella al battistero. È un ’fiume’ che scalpita e ingorga via de’ Cerretani, con scatti sopra le teste, alla ricerca di un’angolazione speciale. D’altronde, Firenze è una città turistica, da una parte per costituzione, dall’altra per investimento. Mai come oggi, però, si fanno sentire i problemi del turismo mordi e fuggi, fatto di persone che non vivono la città, che la visitano in un giorno, mangiano un panino e ripartono, senza che questo arricchisca i cittadini. È un turismo povero, ispirato dalla voglia di risparmiare. Ma forse è anche una questione culturale, con città museo che assomigliano sempre più a luna park, da consumare con foga. Oppure è tutta colpa dei prezzi troppo alti se i visitatori non spendono più come prima? I fiorentini si dividono, ma il tema è sentito.
Per Roberta Catalano, ad esempio, “i prezzi sono saliti ovunque, non solo a Firenze” e quindi per lei il problema è culturale. “Vogliamo visitare sempre più posti, facciamo 5 viaggi l’anno, mentre prima ne facevamo uno e spendevamo tutto lì. Io credo poi che, chi può farlo, spende comunque”. Della stessa opinione è Marzia Locorotondo, che non crede a un “minor afflusso nei ristoranti perché sempre più cari. La verità è che ormai i turisti sono abituati al mordi e fuggi, devono vedere tante cose e alla fine non vedono niente”. E non è solo un problema di Firenze, perché lei è originaria della Puglia e anche lì “accadono le stesse cose, si visita un posto per scattare una foto e poi pubblicarla”. Ma il centro è quasi bloccato. Se ne accorge anche Giovanni Bertelli, che utilizza l’aggettivo “rallentato”, perché “per spostarsi è sempre difficile, quasi impossibile muoversi”. Per lui il problema non è quanto si spende, ma “quanta gente c’è, perché ognuno deve essere libero di fare un viaggio e spendere quello che vuole”.
Se il turismo è povero è colpa dei diversi flussi per Sandro Cappelletti che, in passato, ha avuto molti negozi: “I prezzi certo sono molto alti in città, ma se prima gli americani erano quelli più numerosi e disposti a spendere molto, oggi sono pochi, anche a causa della forte inflazione”. Stefano Zecchi, invece, vede una città diventata sempre più museo, in cui “a rimetterci sono i cittadini. Abbiamo voluto puntarci e i prezzi sono saliti, ora ne prendiamo le conseguenze”. Per lui è stata una scelta delle scorse amministrazioni: “Non si è voluto far passare la tramvia dal duomo perché deturpava la piazza, ma adesso tra il battistero e il primo ristorante ci sono dehors e banchini che bloccano il passaggio. Non ci chiediamo allora perché i fiorentini non vivono più in centro e perché i negozi storici chiudono. Il cittadino non prende niente, ma per i turisti abbiamo anche messo la ruota panoramica”. Ed è una Firenze snaturata anche per Elisabetta Esposito, che si aspettava un cambiamento dopo il Covid: “Si parlava di un turismo culturale, di riportare Firenze alla sua bellezza. La situazione, invece, è peggiorata, si pensa solo ad affittare case e guadagnare”. È, infatti, “molto triste” Elisabetta per il “via vai di trolley anche dove prima non c’erano”.