
Eugenio Giani e il segretario regionale del Pd, Emiliano Fossi
di Francesco Ingardia
Schleiniani, bonacciniani, renziani della prima ora, orlandiani, giovani turchi, franceschiniani, ex Margherita e Articolo 1, Base Riformista e gli inguaribili ulivisti. È giunta l’ora, giovedì 7 agosto alle 21 in via Forlanini tutti a rapporto per la direzione Pd. “Inoltrato molte volte“, la dicitura Whatsapp del messaggio di convocazione che fa ping pong all’impazzata, poco dopo le 19 di ieri, nella chat dem ’di servizio’, senza possibilità alcuna di interazione.
All’ordine del giorno? Una fantasmagorica formula generica e fumosa che "vuole dire tutto e niente", confessano ridendo svariati dirigenti: "Adempimenti elezioni regionali". Stop. Tre parole che aprono scenari senza confini.
Che sia l’unico o il primo, il punto più stringente a due mesi e mezzo dalla regionali del 12 ottobre è l’ufficialità della (ri)candidatura a governatore di Eugenio Giani. Con i rumors di avvicinamento siamo a questo: difficile andare oltre l’affaire candidato governatore. La doppietta composizione della lista, più le deroghe "ad hoc" al terzo mandato per assessori/consiglieri regionali a tetto, rischia di trasformare la direzione di giovedì nella “notte dei lunghi coltelli“. Troppa carne al fuoco, forse per un’unica direzione.
Perciò per il presidente uscente, dopo mesi di attesa, fughe in avanti col Nazareno (ricucite), pause forzate, il momento pare proprio essere arrivato. Il via libera a Giani della direzione implicherà poi un passaggio formale con gli alleati, per poi concentrarsi sull’impresa titanica di programma e temi su cui anche nell’ultima legislatura ci sono state differenze di vedute notevoli tra partiti. All’appello mancano ancora i 5Stelle. "Dovrebbero farsi vivi oggi in qualche modo", bisbigliano dalla segreteria. Anche perché sono gli unici ad aver disertato le consultazioni di settimana scorsa al quartier generale dem.