EMANUELE BALDI
Cronaca

Matteo-Eugenio, abbraccio d’estate. Iv al voto con la ’tenda riformista’. Giani: "M5S? Sacrifici e passi in avanti"

Alla festa dell’Unità di Leccio il confronto tra Renzi e il governatore uscente del Pd. L’ex premier: "Corro da civico, non punto a un consigliere in più o meno. Il fine è battere la destra" .

Alla festa dell’Unità di Leccio il confronto tra Renzi e il governatore uscente del Pd. L’ex premier: "Corro da civico, non punto a un consigliere in più o meno. Il fine è battere la destra" .

Alla festa dell’Unità di Leccio il confronto tra Renzi e il governatore uscente del Pd. L’ex premier: "Corro da civico, non punto a un consigliere in più o meno. Il fine è battere la destra" .

Ci sarebbe davvero da scomodare Roberto Vannacci con il suo ’mondo al contrario’ – se non fosse che alla robusta platea dem di Leccio, pancia valdarnese con addominali rossi privi, per via di Dna, di qualsiasi smagliatura destrorsa, il nome del generale manderebbe di traverso i tortellini al ragù – per annotare sul taccuino che alla festa dell’Unità in Valdarno succede subito qualcosa di bizzarro.

In ritardo di una ventina di minuti netti arriva stavolta lo smartissimo leader di Iv Matteo Renzi che coglie in contropiede Eugenio Giani – non esattemente uno sui cui orari puoi rimettere l’orologio – alle prese, capotavola, con il frittino misto. Comincia così solo un po’ prima delle 22 il confronto, moderato dalla capocronista de La Nazione di Firenze Erika Pontini, tra il governatore uscente con sorriso sgargiante da ricandidatura bis imminente e l’ex premier che spalleggia tempo zero l’Eugenio gaudente. Con una battutissima, ovviamente:

"La prossima settimana lui sarà ufficialmente il candidato governatore. Siamo in ritardo, ma è una cortesia istituzionale per lui che arriva sempre dopo tutti. Facciamo svelti che alle undici e mezzo deve essere sul Monte Amiata". Risate quasi blindate anche perché gioca in casa. Rignano d’altra parte è vicinissima...

Poi scattano gli strali. Fuoco incrociato sulla premier Giorgia Meloni. "Se i dazi li avesse messi Barak Obama lei sarebbe andata subito in piazza a strapparsi i capelli" attacca Renzi. E Giani rincara la dose con il suo stile: "Pietro Leopoldo i dazi li tolse 250 anni fa. Pensate quanto siamo sempre stati avanti".

"Mi sento il candidato naturale, – dice ancora un Giani rincuorato – è giusto che le forze politiche ragionino, ci mancherebbe. Ma, ecco, Conte parla oggi di un sacrificio per il Movimento 5 Stelle entrare in giunta in Toscana? Tre mesi fa diceva che era impossibile. Quindi si va meglio, no?".

Quindi Giani si (auto)appunta una coccarda sul petto e lancia in un colpo solo un paio di messaggi: "Potrei fare anche a meno del Movimento 5 Stelle – premette togliendosi qualche sassolino dalla scarpa – ma io guardo in prospettiva, al futuro". Ergo se "questo è un sacrifcio vuola dire che sarà un sacrificio necessario per costruire una strategia e uno scenario nuovo" e già così strizza l’occhio alle politiche del 2027.

Poi snocciola di tutto (se non altro per arginare un Renzi in versione Fonzie prima maniera). Dal "passante ferroviario fiorentino" agli "asili nido gratis" fino alla "Toscana diffusa" in un crescendo di sintesi di riformismo e aperture schleiniane già rodatissime.

"Io silenzioso in questi mesi sulla candidatura bis di Eugenio? – rimarca Renzi punto sul vivo dalla domanda – Vedete, chi ha un minimo di memoria sa che nei momenti decisivi con Giani abbiamo fatto tante cose su sponde diverse. Primarie per fare il sindaco di Firenze nel 2014. ’Eugenio fai un passo indietro, si mette Dario. Te vai con la Stefania (Saccardi ndr) vai in Regione’ gli dissi. Si fece da parte. E lui avrebbe vinto. Questa è la differenza tra chi fa politica e gioco di squadra e chi invece vive di personalismi... Non era il caso che io avessi messo la bandierina sulla testa di Giani".

Sul simbolo Iv con la coalizione del centrosinistra Renzi spariglia le carte. Non sarà priorità. Argomenta così: "Basta Italia Viva al centro per battere la Meloni? No". Quindi il lampo che ricorda un po’ le illuminazioni berlusconiane: "Allora andiamo nella tenda riformista, avanti tutti insieme. In politica si vince con i voti, non con i veti...".

E se non fosse ancora chiaro? "Quindi la questione del simbolo o del consigliere eletto in più o in meno passa in secondo piano, io voglio solo fermare queste destre" chiude la partita Renzi che si affaccia così alle Regionali in versione supercivica e senza simbolo.

In platea dem e renziani si mescolano con armonia ritrovata. Da una parte c’è la base dei big gianiani. Dall’altra c’è il colonnello Francesco Bonifazi, c’è la fedelissima Stefania Saccardi, il capogruppo in Palazzo Vecchio Francesco Casini. Ci sono Maurizio Sguanci e Gabriele Toccafondi. Il segretario regionale Emiliano Fossi? Non pervenuto. L’ultima battuta tocca a Renzi. "Via, Eugenio. Sono le undici passate. Non ce la fai a andare sull’Amiata. Vai a Molin del Piano, giù e se continuiamo a parlare vincono le Destre!".