
Eugenio Giani, 66 anni, governatore uscente della Toscana
"Elly era stata chiara con i suoi: ’Il Giani due in Toscana non lo voglio. Serve uno dei nostri’". Questo l’ordine di scuderia fino a mercoledì, giorno del ribaltone con l’autocandidatura gianiana, tanto che i più maliziosi tra i riformisti del Granducato ora punzecchiano l’ala sinistra dem – che suda freddo – dicendo che "stavolta è stata Schlein a non veder arrivare Eugenio", il quale stufatosi, l’altro giorno al grido di "usciamo dalla palude" ha appunto preso tutti in contropiede inviando una Pec: ’Per le regionali di ottobre, io ci sono’.
Un azzardo da Prima Repubblica quello di Giani ("se non mi volete contiamoci alla Direzione regionale e vediamo se il 60% è contro di me") che ha spiazzato il segretario regionale del partito Emiliano Fossi, colonnello schleiniano impegnato da mesi a cucire, con difficoltà immani, l’abito granducale del campo larghissimo, esplicitamente ordinato dal Nazareno. Abito che per volontà romane, appunto, tutti avrebbero potuto indossare tranne che il governatore uscente, inviso in primis ai Cinque Stelle di Conte (all’opposizione in Regione e stimati sul 6-7%) che da mesi invocano "discontinuità", specie sulle grandi opere, ampliamento dell’aeroporto di Peretola in testa e finora (sono recenti le aperture) poco gradito anche ai Verdi.
La mossa di Giani – che ha anche rimarcato come la Toscana, principale granaio di consensi per il Pd nazionale, non può dipendere da equlibrismi terzi (vedi bracci di ferro in Campania) ma ha tutto il diritto di decidere da sola – ha così tolto un po’ dì lucidità agli schleiniani con Fossi e il fedele parlamentare Marco Furfaro che, come controffensiva, hanno convocato sabato l’assemblea del Pd di sinistra, sparando a zero in una nota: "Filtra irritazione e sbigottimento per le fughe in avanti di questi giorni attraverso appelli e dichiarazioni che minano il campo largo e l’alleanza con i Cinque Stelle" che ora "può saltare". Tra i colonnelli di Giani, attento da mercoledì a non proferire più parola in attesa del vertice romano con Schlein previsto per oggi, c’è risentimento "per l’assemblea carbonara di Fossi, che dovrebbe lavorare per ogni corrente". "Macché pentastellata, solo scuse: sono mesi che stanno cercando di far fuori il Giani e ora che si sono accorti che non hanno i numeri hanno perso la testa" dice un dirigente dem vicinissimo al governatore.
Lungo passo indietro. Alle comunali del giugno 2024 il popolosissimo triangolo rosso Firenze-Prato-Empoli porta in dote al Pd il successo di tre sindaci riformisti. Chiaro che tutti gli addetti ai lavori inizino a pensare che la candidatura di Giani per l’anno successivo sia più che blindata. Poi però i tempi si dilatano, Fossi si mette alla guida di "un laboratorio per contrastare le destre" che si perde nei mesi e qualcuno inizia a sospettare che il bis del governatore inizi a scricchiolare tanto che a un certo punto salta su perfino fuori l’ipotesi della creazione di una lista Giani, stimata a cazzotto tra l’8 e il 10%, in grado di mettere in difficoltà il centrosinistra.
Passano ancora mesi e alle porte dell’estate Giani – dopo aver macinato migliaia di chilometri tra sagre in Lunigiana e tagli di nastri sulle strade del Valdarno – diventa regista di se stesso ringalluzzito dal gradimento alto nei sondaggi. Apre a sinistra su acqua pubblica, asili gratis e ospedali di comunità, incassa l’endorsement di sindacati, Cgil in testa poi pure la Uil, circoli, e perfino sindaci schleiniani e – indossando l’abito più rosso possibile – invia la famosa pec. E dunque campo larghissimo o meno – dentro ci sarebbe anche Renzi che con arguzia sostiene Giani senza esporsi per non abbassarsi l’indice di gradimento con Schlein – la candidatura bis ora sembra quasi scontata. Anche se difficilmente verrà ufficializzata oggi al tavolo romano.