ANDREA SETTEFONTI
Cronaca

La settimana dei dazi. Vino, tremano i piccoli: "Aiuti per nuovi mercati"

Si spera ancora nelle trattative per abbassare o annullare la tariffa del 15%. I produttori: "Impatto forte per chi lotta sui centesimi con i concorrenti".

Si spera ancora nelle trattative per abbassare o annullare la tariffa del 15%. I produttori: "Impatto forte per chi lotta sui centesimi con i concorrenti".

Si spera ancora nelle trattative per abbassare o annullare la tariffa del 15%. I produttori: "Impatto forte per chi lotta sui centesimi con i concorrenti".

E’ cominciata la settimana dei dazi. Un conto alla rovescia che fa tremare anche le imprese fiorentine e soprattutto il settore vinicolo, che ancora spera in riduzioni della tariffa del 15% o addirittura esenzioni. I dazi Usa sui prodotti europei saranno applicati dal 7 agosto, in ritardo rispetto alla data del primo stabilita inizialmente. Ma la sostanza non cambia, anzi: la preoccupazione cresce. Se da una parte i farmaci generici sono stati esclusi dalla misura, i vini restano nella lista dei prodotti che subiranno un rincaro doganale del 15%.

"Chiediamo al governo e, assieme al Ceev, alla commissione europea che il negoziato Ue-Usa sul vino prosegua e che il nostro prodotto venga inserito nella lista dei prodotti agricoli europei a tariffa zero o a dazio ridotto", ha dichiarato anche negli ultimi giorni il presidente dell’Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi. Le conseguenze, infatti, si annunciano pesanti. Accanto al Veneto, la Toscana è tra le grandi regioni esportatrici storicamente orientate verso il mercato statunitense, con una quota che rappresenta circa il 32% dell’intero export toscano di vino, pari a oltre 380 milioni di euro. E non sono solo i dazi a far temere un contraccolpo. Anche la svalutazione del dollaro, che ha perso quasi il 14% del suo valore, preoccupa non poco.

"Il rischio concreto – sottolinea Francesco Amerighi, presidente di Cna Firenze Metropolitana – è che diverse aziende, specialmente quelle che lavorano quasi esclusivamente con il mercato americano, si trovino in una condizione simile a quella vissuta durante la pandemia. Il tempo per reagire è minimo, e le risorse da mettere in campo devono essere immediate e concrete. Chiediamo al governo di passare rapidamente dagli annunci ai fatti, stanziando fondi reali per aiutare le imprese più esposte. Serve una strategia d’urto, ma anche una visione di medio termine. Abbiamo già avanzato alcune proposte al ministro degli esteri Antonio Tajani: tra queste, la creazione di un gruppo consultivo permanente che permetta un monitoraggio continuo dell’andamento commerciale con gli Stati Uniti, nel quale devono essere presenti anche le associazioni di categoria".

C’è poi un altro punto: "A livello europeo – prosegue Amerighi – va rilanciata la strategia Mission for Growth, orientata alla ricerca di mercati alternativi, mentre vanno potenziate le risorse di Ice Agenzia. Infine, abbiamo ribadito l’importanza di riattivare a Palazzo Chigi il tavolo sull’export".

Anche in Chianti i dazi fanno paura, così come preoccupa concretamente la svalutazione del dollaro. "Se confermati, i dazi andranno a pesare sulle importazioni negli Usa. E se proporzionalmente incideranno di più sui vini di fascia alta, a risentirne saranno quelli di fascia più bassi dove la sfida con gli altri competitor si gioca sui centesimi", spiega Stefano Campatelli direttore del Consorzio Vino Toscana. "Le aziende si dovranno attrezzare e trovare accordi con importatori e distributori Usa su come distribuire l’aumento dei dazi".

Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti spiega che "la situazione non è semplice, ma è ancora tutto in divenire. Aspettiamo il 7 agosto, ma ormai è da aprile che siamo in ansia con questi dazi". Per Busi però "ciò che più preoccupa è che in tutto il mondo c’è un freno dell’economia e il rallentamento è il vero grosso problema. Le incertezze bloccano gli affari di tutto il mondo è questa è la vera cosa preoccupante".

Monica PieracciniAndrea Settefonti