LORENZO OTTANELLI
Cronaca

Sulle tracce di Giotto. C’è il Frammento Vaticano

La parte dell’opera è sopravvissuta alla demolizione della Basilica di San Pietro. Da martedì si può ammirare al museo dell’Opificio delle Pietre dure.

Il ’Frammento Vaticano’, rara testimonianza dell’attività romana di Giotto

Il ’Frammento Vaticano’, rara testimonianza dell’attività romana di Giotto

Sulle tracce di Giotto a Roma. Dal 29 luglio all’1 novembre il Museo dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze accoglierà, nell’ambito del ciclo ‘Caring for Art. Restauri in mostr’a, il cosiddetto Frammento Vaticano, unico resto del ciclo di pitture murali che Giotto e la sua équipe realizzarono nel primo quarto del XIV secolo nell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano. Un’opera di eccezionale valore storico e artistico, ora godibile pienamente dopo un complesso intervento di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure tra il 2016 e il 2019.

Il Frammento Vaticano, si spiega in una nota, rappresenta una rara testimonianza dell’attività romana di Giotto: si tratta di una porzione di pittura murale staccata, attualmente inglobata in un letto di gesso che ne costituisce il supporto, raffigurante due sobrie e potenti figure di santi a lungo identificate, a torto, con San Pietro e San Paolo. La storia di questo lacerto è affascinante e segnata da una complessa stratificazione di materie e memorie.

L’antica Basilica di San Pietro, eretta nei primi secoli del Cristianesimo, fu progressivamente demolita a partire dal XVI secolo per far posto al progetto di Bramante e Michelangelo. Della decorazione murale trecentesca affidata al più importante pittore del tempo e la cui memoria è tramandata nelle fonti, questo frammento è l’unica testimonianza materiale, sopravvissuto per il suo valore testimoniale e devozionale e perciò conservato nel tempo con grande cura.

Un’iscrizione sul retro ricorda come, nel 1610, l’opera fu donata da Pietro Strozzi, canonico della basilica vaticana e segretario di Papa Paolo V, a Matteo Caccini. Quest’ultimo, riconoscendone l’importanza, provvide a farlo ornare e a esporlo al culto, non sappiamo in che luogo, nel 1625.

A partire dal 2016 l’Opificio delle Pietre Dure ha intrapreso una minuziosa campagna di indagini diagnostiche, seguita da un attento restauro. L’intervento ha avuto come fulcro la rimozione di ridipinture e patine sovrapposte nel corso dei secoli, che avevano progressivamente compromesso la leggibilità del pezzo, oscurando la raffinatezza della pittura originaria. La pulitura ha riportato alla luce stesure delicate e finissime. Le indagini all’infrarosso hanno evidenziato la costruzione delle figure, caratterizzata da ombreggiature nette e profonde.

Orari di apertura del museo: dal lunedì al sabato dalle 8,15 alle 14.