
Doris Hadjistilianou è professoressa in Oftalmologia e Oncologia Oculare di Unisi
Siena, 26 luglio 2025 – Alle Scotte ha sede il Centro retinoblastoma, di eccellenza europea. “Arrivano pazienti da tutta Italia, dal bacino Mediterraneo, dai Paesi dell’est e in alcuni casi anche dall’America latina. Siamo a circa 1.000 casi trattati dal 1959, anno in cui è stato trattato il primo caso di retinoblastoma che è un tumore raro dell’occhio in età pediatrica. I pazienti sono molto piccoli, in media da 0 a 3 anni e ogni anno vediamo tra 25 e 35 casi nuovi”, spiega la sua direttrice, professoressa Doris Hadjistilianou.
Quali le particolarità?
“È il centro con maggior casistica, storia ed esperienza in Italia, ha seguito tutte le tappe dell’evoluzione delle terapie conservative ed è stato promotore dei primi protocolli di chemioterapie del retinoblastoma in Italia. C’è un’équipe multidisciplinare collaudata che lavora con affiatamento, formata da genetisti, pediatri oncologi, neuroradiologi, anatomopatologi e oculisti oncologi. Un’altra caratteristica è la nostra capacità di diagnosi differenziale di casi complessi: ci sono varie patologie oculari che assomigliano al retinoblastoma ma non lo sono. Sono tanti i casi che ci vengono indirizzati da tutta Italia per una diagnosi corretta. Collaboriamo in particolare con il Gaslini di Genova e il Meyer di Firenze”.
A Siena il primo centro europeo ad applicare una terapia per questo tumore. Quale?
“Una terapia mirata, la chemioterapia superselettiva in arteria oftalmica ed è indicata sia per casi unilaterali che bilaterali. Viene effettuata con cateterismo dell’arteria oftalmica attraverso l’arteria femorale e infusione del chemioterapico direttamente nell’occhio, evitando quindi per i piccoli pazienti le complicanze della chemioterapia sistemica, dati i dosaggi nettamente inferiori. Proprio a Siena è stato trattato il primo caso in Europa il primo maggio 2008 e, ad oggi, ne sono stati eseguiti circa 400. Abbiamo studiato e importato questa terapia direttamente da New York, dal Memorial Sloan Kattering Centre dove ci siamo recati con i colleghi dottor Venturi, già direttore della Neuroradiologia Interventistica, la neuroradiologa Sandra Bracco, attuale direttrice della Neuroradiologia, e l’oculista oncologa Sonia De Francesco”.
Che tipo di aiuto viene offerto alle famiglie?
“L’aiuto più grande viene dall’oculista, dal pediatra e dal neuroradiologo che fanno squadra e spiegano il percorso terapeutico. Si diventa un’unica famiglia con queste persone per almeno 2-3 anni. Abbiamo un grande supporto dal volontariato: l’Atl ospita gratuitamente alcune famiglie che vengono da fuori nella casa accoglienza; Aigr supporta viaggi e spostamenti, soprattutto a chi viene da lontano e Asroo ci supporta per attività scientifiche e formative”.
Dirige la scuola di specializzazione in Oftalmologia. Il contributo dei giovani medici?
“Ho cercato di trasmettere passione per il lavoro e abbiamo molti medici in formazione davvero appassionati, un supporto prezioso e prendono parte anche all’attività formativa relativa alla diagnostica tumorale”.
Quali prospettive?
“Grazie agli investimenti dell’Aou Senese e all’attenzione della direzione aziendale per i professionisti, il centro ha un team di giovani preparati, competenti e motivati che porteranno avanti tutte le attività di ricerca, didattica e assistenza”.
Quanto è importante la ricerca in questo settore e quali sono le novità?
“La ricerca è fondamentale soprattutto perché parliamo di una malattia rara. Abbiamo importanti novità per genetica, imaging e terapia. La genetica offre la possibilità di nuovi biomarkers attraverso la biopsia liquida per trovare mutazioni che caratterizzano il comportamento del tumore, con valore prognostico ai fini della risposta della terapia ed eventuali recidive. Per l’imaging molte le novità: il radiomics cioè l’unione fra radiologia e genomics, con correlazioni tra le mutazioni e l’aspetto alla Rm dei tumori; l’Oct che offre possibilità di diagnosi precoce di recidive tumorali; l’ecografia 3D che fornisce importanti valutazioni sulla ricostruzione volumetrica del tumore ed eventuali infiltrazioni nei tessuti oculari; il Wide-Field, foto digitale della retina con un’immagine che arriva a 200 gradi di ampiezza, estremamente importante per il follow up della malattia. Per le terapie novità di rilievo dall’immunoterapia, i virus oncolitici e i sistemi innovativi di rilascio del chemioterapico attraverso piccoli depositi applicati sull’occhio”.