
Lo scrittore Gianrico Carofiglio venerdì sarà al Teatro Romano di Fiesole
FIESOLE (Firenze) "Son proprio gli errori dell’uomo a renderlo amabile". La citazione è da Goethe. Ma non è l’unico spunto che Gianrico Carofiglio segue per accompagnarci in una riflessione che porta a invertire il biasimo per tutto ciò che di sbagliato ci capita di commettere. Seguendo un filo che passa da aneddoti, dalla scienza, dallo sport, da pensatori come Machiavelli, Montaigne e Sandel, ma anche da Mike Tyson, Bruce Lee e Roger Federer, nasce il suo libro “Elogio dell’ignoranza e dell’errore“ (Einaudi). Un testo che è diventato anche una conversazione- spettacolo teatrale, "una riflessione inattesa su due parole che non godono di buona fama".
L’appuntamento con lo scrittore, ex magistrato della Dia ed ex politico è per venerdì al Teatro Romano di Fiesole, alle 21, per l’Estate Fiesolana.
Gianrico Carofiglio, c’è un motivo per il suo libro nasce in questo momento? "Credo che abbia molto a che fare con quello che succedendo in Italia e nel mondo, anche se non l’ho scritto pensando di fare un’opera di pedagogia rispetto all’attualità. Poi magari le ragioni sotterranee di cui non ero neanche consapevole c’erano. Diciamo apparente casualità. Einstein diceva “il caso è Dio che passeggia in incognito“".
Ma è così facile riconoscere i nostri errori? "Bisogna distinguere fra cosa è semplice è cosa è facile. Il meccanismo che dovremmo adottare per riconoscere l’errore è semplice perché basta avere consapevolezza, riconoscere che ci sbagliamo spesso e accettarlo. Detto ciò, non è assolutamente facile mettere in atto questo meccanismo semplice, perché urta un sacco di ostacoli interni ed esterni, psicologici e culturali, perché tutti tendiamo a identificarci con ciò che facciamo e diciamo. E dire che è sbagliato ferisce il nostro ego".
Lei fa molti riferimento alle filosofie orientali. Del resto pratica diverse arti marziali. Ma il pensiero orientale è così in antitesi a quello occidentale, così proiettato al successo? "Sì, per molti versi sono in antitesi. Basti pensare al delirio e ai fantasmi consumistici. Ma il “pensiero“ vero occidentale, pensiamo allo stoicismo, in realtà ha molte somiglianze a quello orientale e una lettura antitetica rispetto all’ossessione che abbiamo del successo. Il mio non è comunque un libro di filosofia, anche se in qualche modo se ne nutre. C’è anche molta saggezza della vita quotidiana e di personaggi inattesi".
Per esempio? "Il “filosofo“ Mike Tyson, che dice: hai un buon piano finché non ti trovi un pugno in bocca".
Parla anche di Machiavelli e del concetto di fortuna, inteso come capacità di stare nel mondo con gli occhi aperti. "Sì, e di questo parlo molto nello spettacolo più che nel libro, cercando di spiegare quale sia il segreto della fortuna, che passa dalla consapevolezza della nostra fallibilità".
Quindi accettare i nostri errori ci rende più liberi? "Ma certo, più rifiutiamo le parti che non ci piacciono, l’ombra direbbe Jung, più ci governano. Paradossalmente accettarle ci libera dal condizionamento".
E poi affronta il tema dell’ironia e dell’autoironia. "Quando c’è la capacità di ridere di noi stessi, gran parte delle potenzialità pericolose sono disinnescate. Il male è terribile, ma allo stesso tempo è ridicolo. Ora abbiamo un esempio gigantesco alla Casa Bianca. Su Donald Trump ho scritto due capitoli nel libro che uscirà in autunno, sul funzionamento della sua gigantesca macchina di propaganda, che si intitolerà “Con parole precise. Manuale di autodifesa civile“".
Lei è stato magistrato e politico. Due universi in conflitto. Come li vede? "Non so se siano in conflitto. Credo che ci sia un attacco senza precedenti di certa politica alla magistratura. Questo nasce dall’idea che se sei stato eletto dal popolo, come dicono loro, puoi fare quello che vuoi senza essere sottoposto alle regole. Il mondo della giustizia, con tutti i suoi limiti, è regolato invece dal concetto del rispetto delle regole, quindi dalla forza del diritto. Mentre certa politica crede nel diritto della forza".