Com'eravamo: coronavirus, cinesi e paura. I titoli di un anno fa

Gennaio 2020, prime notizie sulla malattia. Psicosi verso gli orientali nelle scuole e nei luoghi turistici. Ma c'è anche chi invia mascherine in Cina . Solo più avanti ci saremmo accorti che il Covid aveva colpito tutto il mondo

Turisti cinesi insultati sui lungarni di Firenze

Turisti cinesi insultati sui lungarni di Firenze

Firenze, 21  gennaio 2021 -  La notizia risale  esattamente a un anno fa: 21 gennaio 2020. I protagonisti sono di moda anche oggi. Si chiamano coronavirus e Parlamento. Se ora si dividono più o meno equamente le prime pagine, allora viaggiavano a braccetto nella medesima notizia. "Coronavirus, il caso finisce in parlamento", titolava lanazione.it un anno fa, oggi. Prato anticipa le tendenze. All'epoca il coronavirus (la definizione Covid era poco usata) era una misteriosa malattia che proliferava in Cina. Prato ha la più alta concentrazione di cinesi in Europa e da lì parte l'interrogazione parlamentare del centrodestra sui rischi che la città avrebbe corso. Piccolo particolare: se i cinesi stanno qua, non possono contagiare nessuno. Già. Qualche giorno dopo lanazione.it   percorrerà le vie della Chinatown pratese. Non c'è nessuno. "I nostri compatrioti che hanno passato fine anno in Cina non possono rientrare, ci sono i voli sospesi", spiegano i cinesi nei pochi negozi aperti. Una ragazza che studia alla Bocconi pronuncia una parola fino allora  negletta: quarantena. "Mio fratello è tornato è si è chiuso in casa. Resterà 15 giorni chiuso in casa". Altro che untori, I cinesi si stavano già curando mentre noi dovevamo capire che la malattia stava silenziosamente avvolgendo ogni cosa.

Nel gennaio 2020, però,  l'Italia vedeva solo il pericolo cinese. Il giorno 28 un pullman polacco carico di turisti viene fermato sulla Fi-mare: una passeggera cinese ha la febbre, arriva un'ambulanza scortata da varie pattuglie, infermieri in tuta verde portano via la donna. Risulterà solo influenza, ma la paura è alle stelle.   Più che caccia al virus, sembra caccia al cinese. Un gruppo di turisti orientali, sui lungarni a Firenze viene apostrofato "Andate a tossire a casa vostra".

Mentre l'Asl  parla di rischio solo moderato di pandemia,  la psicosi - quella sì - contagia la scuola, di ogni ordine e grado: dalle elementari di Firenze  all'università, dove una docente  invita gli studenti cinesi a non presentarsi all'esame .

Mentre l'Asl nel fatidico 21 gennaio 2020 suggeriva di non allarmarsi, ma solo organizzarsi. c'è  Striscia la notizia che arriva in cerca di cinesi. Whuan è in preda al virus e i cinesi toscani che fanno? in mezzo a tanta paura si leva una voce di solidarietà. Un club service  di Prato  raccoglie 20mila euro ed invia 18mila mascherine  alle popolazioni di Hubei, una delle zone più colpite della Cina. La notizia è del 6 febbraio: Poco più avanti le mascherine saranno ricercate come il pane, dagli italiani d'Italia. Intanto, in centro a Firenze, un ragazzo cinese con una benda nera sugli occhi espone un cartello invitando i passanti ad abbracciarlo senza paura. Molti lo fanno e il video fa il giro dei telefonini.     

Fra timori di subire il contagio dai cinesi e chi i cinesi li aiuta in patria loro, c'è chi aguzza il senso degli affari. Il sindaco di Scarperia e San Piero a Sieve annuncia che  "il  Mugello si candida al posto di Shanghai" per ospitare il gran premio di Formula 1, al quale la Cina rinuncia. Un gran premio si correrà al Mugello, in ottobre. Senza pubblico. In autunno il coronavirus - ormai per tutti e definitivamente Covid - non sarebbe stato più un'epidemia circoscritta alla Cina. Tutto il mondo ne era stato colpito.

 

 

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