La Toscana e il coronavirus, alunno torna dalla Cina e la psicosi entra a scuola

Accade a Firenze. "Non è prevista quarantena, come ci regoliamo?". Allarme anche al Vespucci di Peretola: "Non colpevolizziamo ma il timore c’è"

Studenti a scuola: rientro senza mascherine

Studenti a scuola: rientro senza mascherine

Firenze, 31 gennaio 2020 - Maestre pronte a mettersi in malattia, mamme che minacciano di non portare i figli a scuola. Sale l’allarme nelle scuole fiorentine in cui è alta la presenza di alunni cinesi.

Molti di loro stanno rientrando proprio in questi giorni a Firenze. E gli istituti non sanno come comportarsi. Lo spettro del coronavirus paralizza il corpo docente. Esempio lampante è il comprensivo Gandhi, a Brozzi. Ieri mattina un bimbo appena rientrato dalla Cina non è andato a scuola. Il babbo, vedendo l’agitazione che la presenza del figlio stava creando, ha preferito evitare problemi tornando a casa. "Ma stamani conta di farlo col certificato del pediatra. Noi però come possiamo stare tranquilli? Il medico può solo certificare che al momento il bimbo non ha la febbre. E se il virus fosse in incubazione?", si domandano le maestre.

"Non ci sono né regolamenti né circolari – allarga le braccia Maria Cristina Gonnelli, maestra della primaria Duca d’Aosta –. Proprio nella mia classe, una quinta, ci sono tre alunni di rientro dalla Cina. La cosa assurda è che il centro Gandhi, scuola privata che ha sede nel nostro stesso edificio, ha stabilito una quarantena di 15 giorni. E noi, invece?". Ecco che alcune docenti con problemi di salute hanno già detto che, se gli alunni potranno rientrare con un semplice certificato, non andranno a scuola.

Sulla stessa scia i genitori: "Nessuno vuole colpevolizzare queste creature, ci mancherebbe altro, ma non possiamo neanche far finta di nulla". "Siamo con le mani legate – conferma Francesca Cantarella, preside del comprensivo Vespucci, a Peretola –. Ho dei ragazzi di rientro dalla Cina e sono preoccupata. Non voglio neppure creare allarmismi, ma il timore c’è. Ieri, con tutta la delicatezza del caso, tramite il mediatore culturale ho fatto fare alcune domande alla famiglia di un bimbo cinese. Per fortuna era già stato riguardato due settimane e quindi non ci sono stati problemi".

Si sono ovviamente posti il problema anche all’istituto superiore Sassetti-Peruzzi, dove su 800 ragazzi quasi 300 hanno gli occhi a mandorla. Sono quindici attualmente gli studenti cinesi della scuola che si trovano nel loro Paese d’origine. "Proprio ieri l’altro – fa sapere il dirigente, Osvaldo Di Cuffa – abbiamo fatto un’attenta ricognizione. Tramite registro elettronico, mail e messaggi sul cellulare ci stiamo mettendo in contatto con le famiglie. Ancora non abbiamo avute risposte, ma contiamo di averle a breve. Anche perchè sappiamo più o meno il giorno in cui questi ragazzi dovrebbero rientrare".

Prima di tornare in aula, gli allievi dovranno presentare "una documentazione medica specifica". "E chi non lo farà non sarà riammesso a scuola", chiarisce il dirigente. Da parte sua, l’Azienda sanitaria fa sapere che è in procinto di fornire aggiornamenti in merito. Dunque, a breve ci si aspetterebbe almeno una circolare.

Nel frattempo? "Non sono al momento pervenute disposizioni – conferma Renzo Berti, responsabile della prevenzione dell’Asl Toscana centro –. Comunque il problema si pone solo in caso di soggiorno recente in una delle località a rischio, di contatto stretto con qualcuno proveniente da quell’area e di presenza di una sintomatologia clinica riconducibile a questa fattispecie. In assenza di questi tre aspetti, il bambino può frequentare le lezioni". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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