
Come appare l’ex teatro Comunale oggi. Nel riquadro l’ex assessore Sergio Givone
Firenze, 27 agosto 2025 – Sergio Givone, filosofo, fine esteta ed ex assessore alla Cultura del Comune di Firenze, non ha bisogno di molti giri di parole. Basta mostrargli una foto della discussa torre che svetta accanto all’ex Teatro Comunale (da alcune settimane Givone è all’estero), con il suo cubo bianconero che rompe l’armonia dei lungarni, per provocare una reazione netta e appassionata. “Brutto, sbagliato”, taglia corto. E subito rincara: “È uno sberleffo alla città, un affronto al suo paesaggio, alla sua storia”. Professore ordinario di Estetica per una vita, Givone si interroga – con amarezza – su come sia stato possibile arrivare a una simile soluzione architettonica in pieno centro Unesco. “Perché quei materiali? Perché quei colori che non hanno nulla a che vedere con Firenze?”, domanda, con lo sguardo di chi ha a cuore la bellezza autentica, quella che non cerca provocazioni ma dialoga con il contesto.
Professor Givone, sta facendo discutere, e non poco, la torre costruita accanto all’ex Comunale con quel cubo sulla sommità. Qual è il suo giudizio?
“C’è poco da dire, poco da discutere: è davvero brutto, sbagliato, senza motivo. Manca di rapporto con il tessuto urbano, con i palazzi che ha accanto. Sembra quasi uno sberleffo, come quelli che si mettono dietro, le spalle di qualcuno, per fare le corna. Inoltre, anche i colori utilizzati non c’entrano nulla con Firenze e con quell’area della città. Quel nero, quel bianco, quella forma piatta e vitrea da una parte, e curvilinea dall’altra mi lasciano basito. Il mio giudizio è assolutamente negativo. Una cosa del genere rischia perfino di essere offensiva”.
Parole forti le sue.
“Quando il brutto è davvero brutto, sbagliato, senza senso, è come se si passasse dal piano dell’estetica al piano dell’etica”.
Il vice presidente dell’Ordine degli Architetti Bugatti ha detto che la contemporaneità a Firenze “dovrebbe bussare alla porta e non entrare a gamba tesa”, come accaduto per quello scatolone.
“Quando hanno raso al suolo il vecchio ghetto ebraico per realizzarci piazza della Repubblica, Telemaco Signorini era lì a guardare i lavori, e pare addirittura che piangesse. Qualcuno gli chiese: ’Maestro perché piange? Per quello che stanno tirando giù?’. Lui rispose: ’Non piango per quello che tirano giù ma per quello che tireranno su’. Ecco, questo fa capire come sia difficile introdurre qualche cosa di nuovo nel tessuto urbano di Firenze. Quindi, altro che entrare con garbo o bussando, bisogna essere delicati, bisogna rispettare la storia. Se si inserisce qualcosa di nuovo, che sia davvero nuovo e non uno scimmiottatura del vecchio. Ma questo nuovo deve essere rispettoso del vecchio, del passato, sennò si fa quello che si è fatto in corso Italia, un obbrobrio”.
Secondo lei sono mancati una regia politica, un controllo da parte degli enti deputati? Come si fa ad autorizzare un manufatto del genere e in quei colori?
“Non si fa, non si deve. E se si fa si sbaglia di grosso. Non voglio pensare a interessi di parte e fuorilegge ma l’errore è evidente”.
Quale potrebbe essere ora la soluzione? Cosa proporrebbe per sanare quella ferita?
“Qualsiasi intervento ulteriore rischierebbe di essere la famosa toppa peggiore del buco. Buttar giù la parte che sovrasta il profilo dei tetti sarebbe l’idea migliore ma non so se si possa fare”.
L’ex soprintendente Pessina ha ammesso di non ricordare i termini di quell’intervento, eppure in calce alle autorizzazioni c’è la sua firma...
“Pessina ha il dovere di dire cosa lo abbia spinto ad accettare quel progetto”.
Cosa non la convince di quel progetto?
“Due cose: innanzitutto la sopraelevazione, con quel cubo che sovrasta in modo sgarbato, fuori scala, fuori misura, gli altri palazzi, intendo quelli ottocenteschi che si trovano sul lungarno. La seconda cosa è il colore. Non siamo a Napoli dove il nero vesuviano è uno dei colori della città, siamo a Firenze, e qui c’è il grigio della pietra serena. Lo dico e lo ripeto a chiare lettere: in quel progetto qualcosa non ha funzionato”.