
Stefano Parrini all’opera, la sua bottega si trova nel centro di Vicchio
di Nicola Di Renzone
Stefano Parrini è un artigiano del cuoio, che nella sua bottega nel centro del paese di Vicchio ospita giovani provenienti da tutta Europa: arrivano nel paese mugellano per imparare questa antica arte. Maestro artigiano e presidente della ’Scuola diffusa Mugello’ è il promotore della mostra dedicata al mondo del cuoio allestita nel teatro Giotto di Vicchio in occasione della Fiera Calda, che proprio domani entrerà nel vivo, anche con il convegno ’L’artigianato d’eccellenza per il rilancio dei territori’.
A lui abbiamo chiesto di raccontare la propria storia.
Cosa rappresenta la tua bottega?
"È una bottega artigiana che, di fatto, fa scuola. Qui arrivano molti stranieri per imparare il mestiere del cuoio: americani, tedeschi, olandesi. Alcune settimane fa ho ospitato tre insegnanti delle scuole medie islandesi, di Reykjavík, che sono venute da me per imparare e perfezionarsi in tecniche e nuove idee da riportare poi nelle scuole ed ai ragazzi del loro paese. In generale, molte delle persone che sono venute per imparare, adesso hanno aperto botteghe e laboratori nel loro paese d’origine".
E in Italia non accade?
"Spesso da noi l’artigiano è concepito come il vecchietto che, nella sua bottega polverosa, fa sempre le solite cose, ma nelle botteghe artigiane si fa innovazione, si fa studio, ricerca, sperimentazione. Dobbiamo combattere questo stereotipo, che spesso viene bollato come folklore, tradizione. Parole che sono delle gabbie".
Per questo avete promosso il convegno e la mostra?
"Vorrei affermare che non siamo periferia, che non occorre andare a Firenze per fare certe cose. Io ad esempio ho trasformato il mio laboratorio in una bottega scuola, e l’ho fatto a Vicchio. Vorrei che questo fosse un progetto pilota. In tutta la Toscana ci sono solo circa 180 maestri artigiani, di tutte le arti, e meno di trenta botteghe scuola in tutta la Toscana, di queste neanche una sul cuoio. Data la nostra grande tradizione in materia sembra una barzelletta". Però sul cuoio c’è la tua, in Mugello.
"Lo è, di fatto. Ma non è accreditata dalla Regione Toscana. Se invece riusciremo a far accreditare la nostre botteghe potremo prendere ragazzi a imparare gratuitamente, potendo contare su fondi regionali. La mia bottega, se riuscirò, sarebbe la prima di tutto il Mugello".
Cosa avete esposto al teatro Giotto?
"L’idea era far capire che non si tratta solo di borse, cinture e borsellini, ma di una tradizione di secoli. Ci saranno le opere dei ragazzi partecipanti al laboratorio ’Craft the Leather’, del consorzio dei conciatori di Santa Croce. Poi le grandi stampe derivate dalle collezioni del museo Stibbert, che rappresentano la storia del cuoio. Insieme a prodotti della pelletteria artigianale Old Angler, una delle poche della zona a fare produzione propria, di altissima qualità. E alle selle di Vincenzo Moffa di Marradi, che ha allestito un museo".