TERESA SCARCELLA
Cronaca

Con le mani nelle stoffe. Sarto da tutta la vita: "Ho ancora da imparare"

Rodolfo Cisternino, 89 anni, è il maestro di un’orchestra insolita, fatta di ferri da stiro, forbici e macchine per cucire....

Rodolfo Cisternino, 89 anni, è il maestro di un’orchestra insolita, fatta di ferri da stiro, forbici e macchine per cucire....

Rodolfo Cisternino, 89 anni, è il maestro di un’orchestra insolita, fatta di ferri da stiro, forbici e macchine per cucire....

Rodolfo Cisternino, 89 anni, è il maestro di un’orchestra insolita, fatta di ferri da stiro, forbici e macchine per cucire. Il tavolo da lavoro è il suo podio. Pugliese di nascita, fiorentino di diritto, sarto da una vita. La sua bottega in via Romana è una delle poche sopravvissute al cambiamento, alle multinazionali, ai prodotti in serie, alla globalizzazione insomma. Entrando lo troviamo nello stanzino, da solo, con la musica classica a fargli compagnia, alle prese con una giacca in gabardine che a detta sua è molto difficile da lavorare.

Rodolfo, è vero che lei è il sarto più famoso di Firenze? "E chi lo dice?" (ride ndr)

Da quanto tempo fa questo lavoro? "Praticamente da sempre. Di regola si dice che il lavoro del babbo è mezzo imparato per i figli, nel mio caso è stato mio fratello il maestro. Sono venuto a Firenze per seguire lui. Come giocattoli avevo i rocchetti dei fili, ho messo i primi punti quando non avevo neppure 10 anni".

Ha iniziato come garzone? "Erano altri tempi, le mamme per non lasciare i figli per strada li mettevano nelle botteghe. E all’epoca erano tante, perché ogni cosa che serviva doveva essere fatta. Ora se serve un paio di scarpe entri in un negozio e le compri, all’epoca dovevi prenotarle dal calzolaio. Se ora si rompe qualcosa, la butti via, prima in qualche modo si riparava".

E le botteghe chiudono... "Qui in via Romana è tutto diverso, non è rimasto nulla di quando sono venuto io. Un tempo chiudevano le case per fare le botteghe, ora è il contrario, si chiudono le botteghe per fare mini appartamenti. Tutta la zona di San Frediano era così".

E lei come ha resistito? "A cosa?" Al cambiamento. "Ognuno va per conto suo".

E lei lavora da solo? "Si e ci sto benissimo. Non devo dare conto a nessuno. La musica classica mi fa compagnia".

I clienti ci sono ancora? "Ce ne sarebbero anche troppi".

Quanto tempo ci vuole per fare un abito? "Non meno di sessanta ore. Il lavoro richiede tempo. Lei mi porta un pezzo di stoffa che non vale nulla e ritira un abito che ha un valore. Trasformare è difficile".

C’è mai stato un momento in cui ha pensato di smettere? "Mai. Nemmeno ora, si figuri. Il bello di lavorare da soli è proprio la libertà. Quando ho l’occasione di essere ascoltato lo dico sempre: imparate un mestiere, bene, mettetevi in proprio e sarete liberi. E c’è sempre da imparare".

Anche dopo ottant’anni? "Certo. Ogni nuovo lavoro che arriva è come se fosse il primo perché non è mai uguale al precedente. Le persone sono diverse e anche quando sono simili fisicamente, è la mente che li distingue".

E non le piacerebbe insegnare ciò che sa? "Certo che mi piacerebbe, ma a chi?".

Manca il ricambio generazionale... "I problemi per gli artigiani sono iniziati quando si è stravolto il concetto di apprendistato come lo conoscevo io. È stato frainteso. E i maestri artigiani non sono stati aiutati, non sono stati messi nelle condizioni di poter continuare a insegnare".