
di Teresa Scarcella Che si fa a Ferragosto? Per i dipendenti de I Gigli l’aut aut è tra lavorare o scioperare....
di Teresa Scarcella
Che si fa a Ferragosto? Per i dipendenti de I Gigli l’aut aut è tra lavorare o scioperare. E se per tutti il meteo è un’incognita, per loro è una certezza: si prevedono nubi temporalesche sul centro commerciale di Campi Bisenzio. E tuona da giorni. La decisione di rimanere aperti il 15 - presa "nell’ambito di un percorso condiviso con le attività presenti all’interno del centro commerciale e in linea con le evoluzioni nelle abitudini di visita della clientela" recitava la nota della direzione di qualche giorno fa, proprio non va giù ai sindacati. "È un’apertura inaccettabile, specialmente ai Gigli. Una decisione che guarda esclusivamente al profitto e che ignora totalmente le esigenze e la dignità di chi lavora - è il pensiero condiviso con cui Filcams CGIL Firenze, Fisascat CISL Firenze Prato e Uiltucs Sesto Fiorentino proclamano ufficilamente lo sciopero di Ferragosto -. Un profitto che si cerca di mascherare richiamandosi al valore aggregativo e sociale di un centro commerciale, dimostrando di non avere neppure il coraggio di parlarne apertamente. Un profitto, ancora, solo presunto tale perché è ormai nella evidenza empirica dei fatti che in occasioni come queste non si generano né più vendite né nuova occupazione, ma solo precarietà e condizioni di lavoro sempre più instabili. Una decisione insensata che ci porta a dichiarare sciopero per l’intera giornata del prossimo 15 agosto in tutte le attività presenti ai Gigli, siano esse del commercio, del turismo o di altri settori" conclude la nota.
Ma non è finita qui. Perché la contrarietà con l’apertura straordinaria (l’ultima volta era il 2012) è stata alimentata in questi giorni anche da altri fattori. In primis dal licenziamento di una dipendente della Ovs, storica delegata UILTuCS Toscana, consumato all’interno del centro commerciale e che secondo i sindacati non arriva proprio a caso. Un episodio (finito, insieme ad un altro caso di licenziamento avvenuto tra le mura dell’Autogrill Chianti, sul tavolo del presidente Eugenio Giani), su cui Ovs però specifica non esserci alcun collegamento con l’attività sindacale, "l’azienda precisa che il provvedimento è stato assunto esclusivamente sulla base di gravi evidenze oggettive e documentate".
In secundis - tornando ai Gigli - altro fattore di attrito sarebbe stata la mancanza di un confronto tra sindacati e direzione che, tra l’altro, da noi contattata non ha voluto aggiungere nulla di più al comunicato reso pubblico qualche giorno fa. "Dopo l’assemblea del 1 agosto, significativamente partecipata, durante la quale abbiamo di fatto avuto il mandato dai lavoratori a proclamare lo sciopero, ci aspettavamo dalla direzione se non un ripensamento, almeno un confronto - commenta Maurizio Magi, segretario della Filcams Cgil -. Quello che solleviamo noi non è certo un caso di legittimità, dal momento che - ahinoi - la legge glielo consente. Un tempo era prevista una pianificazione di concerto con le parti sociali e i comuni, ma è sparita con il decreto Monti. Il tema però è di opportunità e per noi è sbagliata da questo punto di vista. Ad ogni modo, non solo non abbiamo avuto un confronto, ma ci siamo ritrovati davanti agli occhi una pubblicità che fa orrore dal punto di vista etimologico".
Il riferimento di Magi è al post social con cui da I Gigli hanno annunciato la novità: ovvero una donna su una sdraio ’prendisole’, all’interno del centro commerciale. Dove l’unica abbronzatura possibile è quella da neon. "A me ha evocato quella vecchia di due anni fa sul 25 aprile che ancora grida vendetta - spiega - quando scelsero come slogan ’lo shopping è una liberazione’. In quell’occasione scrivemmo una lettera aperta al presidente della Repubblica. Dopotutto il godimento delle festività è un tema di rilevanza costituzionale".
In quanti aderiranno allo sciopero nel nome di un loro diritto non si può prevedere. Anche perché i motivi per chiudere un occhio non mancano. "Da una parte il timore di ripercussioni - conclude Magi -. E dall’altra gli incentivi economici che alcuni punti vendita mettono sul tavolo, nel chiedere la volontarietà ai dipendenti. È un tentativo di monetizzare il danno. Ma mi auguro che ci sia una buona partecipazione".