
Tempo di orali dopo che gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori hanno affrontato le prove scritte
"Andare avanti grazie a una furbata non è degno dei valori che dici di avere". Inizia così la lettera che il presidente della commissione d’esame degli Scolopi ha consegnato al ragazzo che, con 61 punti già assegnati, ha deciso di non sostenere il colloquio orale della maturità.
Una scelta perfettamente legittima, che però — almeno in questo caso — ha lasciato dietro di sé uno strascico di polemiche. A breve distanza, infatti, è arrivata la replica del presidente dell’ente gestore dell’istituto, e il caso è diventato lo specchio di un malessere più largo: quello tra una generazione che diserta e un sistema che fatica a capire come rispondere. Nella sua lunga lettera, il presidente della commissione racconta lo smarrimento dei commissari di fronte alla decisione dello studente. E prova a smontarne le motivazioni, riportando quanto scritto dal ragazzo in una dichiarazione consegnata alla commissione: il rifiuto dell’orale come gesto contro "il sistema", con l’intento di mettere in discussione l’intero impianto scolastico.
"Se leggiamo ’sistema’ come sistema economico-sociale — scrive — la tua scelta appare contraddittoria: hai potuto frequentare per quattro anni una scuola privata e hai concluso il percorso in una scuola paritaria". Da qui, la sferzata: "Non hai affrontato un colloquio previsto dalla struttura scolastica, ma il tuo è il gesto di chi può permetterselo". Poi l’affondo: "Crescere, secondo noi, significa non andare avanti grazie alle ‘furbate’, perché la ‘furbata’ non è degna dei valori che abbiamo visto essere per te molto significativi, come il valore della persona".
Parole che non sono passate inosservate. Leonardo Alessi — presidente dell’ente gestore delle Scuole Pie Fiorentine — ha risposto con una seconda lettera, indirizzata idealmente alla stessa commissione. Per Alessi la ricostruzione è parziale e non aiuta a comprendere il disagio.
"Alle nostre paritarie accedono anche molti studenti che non potrebbero pagare una retta, nel solco della tradizione calasanziana, che nel 1497 ha fondato la prima scuola pubblica gratuita d’Europa" premette. Ma il punto, secondo Alessi, è un altro: "Ridurre tutto a una furbata elude il tema. Serve una riflessione più profonda sul rapporto tra i giovani e la scuola. E’ necessario dare alle nuove generazioni il senso, la bellezza, la grandezza del valore del sacrificio e della fatica".
Ma studenti e presidi restano divisa. Cosimo Ugolini, maturando, riconosce il valore simbolico della protesta, ma ne contesta l’efficacia: "La struttura dell’esame può migliorare, ma chi ha rinunciato ha perso occasioni concrete. Così non si cambia nulla: infatti il ministro Valditara ha già annunciato che dal prossimo anno chi salterà l’orale potrebbe essere bocciato". Osvaldo di Cuffa, preside del Sassetti Peruzzi, chiede rigore: "I ragazzi vanno ascoltati, ma servono motivazioni vere. Altrimenti la scena muta rischia di diventare un gesto plateale che assomiglia molto a una moda".