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Firenze, uno studente rifiuta l’orale alla maturità: “Il mio gesto contro il sistema”

Avendo già raggiunto il punteggio minimo, è riuscito a diplomarsi. Ma la scelta scatena un botta e risposta tra commissari esterni, che parlano di ‘furbata’, e preside dell’istituto paritario

Firenze, uno studente rifiuta l’orale alla maturità: “Il mio gesto contro il sistema”

Firenze, luglio 2025 – Anche uno studente delle Scuole Pie Fiorentine, istituto paritario, ha rifiutato di sostenere l’esame orale della maturità. E’ accaduto lo scorso 2 luglio. Si tratta di un ragazzo che è arrivato dal Lazio all’inizio dell’ultimo anno scolastico dopo aver frequentato istituti privati. Il ragazzo ha spiegato di essere “contro il sistema” e per questo ha fatto scena muta, riuscendo comunque a diplomarsi avendo già raggiunto il punteggio minimo.

Studenti all'esame di maturità. Aumentano i casi di chi rifiuta di sostenere l'orale perchè ha già ottenuto il punteggio minimo
Studenti all'esame di maturità. Aumentano i casi di chi rifiuta di sostenere l'orale perchè ha già ottenuto il punteggio minimo

Il presidente della commissione esaminatrice ha scritto una lettera di risposta al ragazzo. "Davanti alla nostra richiesta, relativa alla motivazione per la quale non avresti sostenuto l’orale, hai spiegato che non avresti svolto la prova perché sei contro al sistema: nel dettaglio della tua dichiarazione scritta si comprende che non hai interesse relativamente alla valutazione conclusiva. Ci tenevamo a dirti che il tuo gesto ha turbato tutti noi. I commissari interni, infatti, ci spiegavano che hanno speso con impegno la loro attività didattica perché la tua inclusione avvenisse nel migliore dei modi”.

E ancora: “Noi commissari esterni siamo rimasti allibiti per motivazioni chiaramente diverse. Il tuo percorso scolastico relativo al percorso della scuola superiore è stato costituito da una serie di anni in una scuola privata e l’ultimo anno in una scuola privata parificata. Se leggiamo ‘sistema’ da te citato come sistema economico sociale, chiaramente la tua dichiarazione appare assolutamente contraddittoria. Ti permetti di non affrontare la realtà di un colloquio, previsto dalla struttura scolastica, poiché, da individuo che economicamente se lo è potuto permettere, hai evitato un percorso nella scuola pubblica che per alcuni studenti e studentesse può risultare anche molto difficile. Esistono studenti e studentesse che la scuola pubblica non è riuscita ad accogliere ed includere che subiscono le contraddizioni del ‘sistema’ e vivono spesso in situazioni marginali sia economicamente sia socialmente, poiché, non avendo un diploma di scuola superiore, sono costretti ad accettare lavori non appaganti e magari mal retribuiti, ammesso che li trovino".

Il presidente dei commissari aggiunge che "se invece il problema è che non credi nella possibilità che un voto ti giudichi, non accettare il sistema significa non affrontare un percorso che si conclude con un diploma. Vuoi invece affrontare lo studio universitario e lì ogni esame, quando superato, prevede una valutazione”. L’ultimo passaggio: “Crescere, secondo noi, significa non andare avanti grazie alle ‘furbate’, perché la ‘furbata’ non è degna dei valori che abbiamo visto essere per te molto significativi, ovvero il valore della persona. Il tuo gesto non è il gesto di un giovane adolescente coerente e consapevole. E questo ci dispiace”.

La lettera a sua volta ha però innescato la risposta di Leonardo Alessi, presidente dell’ente gestore Scuole Pie Fiorentine, che contesta la lettura ’economico-sociale’ del presidente. "Le Scuole Pie, come tantissime altre scuole paritarie accolgono tantissimi ragazzi che non possono permettersi di pagare la retta dell’istituto. Quello che è successo alle Scuole Pie e in tanti istituti italiani è indice di un disagio profondo che non può essere derubricato a “furbata” di uno che si è potuto permettere una scuola privata, come dice il presidente della commissione. Bisogna capire perché i nostri giovani faticano nel rapporto con la scuola e nel rapporto con il mondo adulto e riteniamo che la risposta a questo disagio oramai diffuso che i nostri ragazzi manifestano implichi una riflessione del mondo adulto. Riflessione che non può limitarsi a rendere obbligatorio lo svolgimento della prova orale pena la bocciatura. E’ necessario ridare alle nuove generazioni il senso, la bellezza, la grandezza del valore del sacrificio e della fatica”.