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Cronaca

“Quel ragazzo andava ascoltato. La scuola rifletta”. Diserta l’orale alla maturità, parla la psicologa

Christina Bachmann: “Molti studenti si rivolgono al privato dopo essere stati respinti dal sistema statale. Insinuare che solo perché ha potuto studiare in una scuola privata non possa criticare il sistema non lo trovo corretto”.

Studenti si preparano per l'esame di maturità (Foto di repertorio)

Studenti si preparano per l'esame di maturità (Foto di repertorio)

Firenze, 12 luglio 2025 – Una protesta che ha scatenato un’ondata di polemiche. È il caso dello studente degli Scolopi che, come del resto altri maturandi del nostro Paese, ha scelto di non sostenere il colloquio orale della maturità, rinunciando così a un punteggio più alto, e che si è visto definire “furbo” nella lettera finale della commissione. Ma davvero quel gesto va ridotto a una scorciatoia? Per la psicologa e psicoterapeuta Christina Bachmann la risposta è no. “Sono molto stupita dalla reazione della commissione – dice –. Si parla tanto di senso critico, di responsabilità e poi, quando un ragazzo esprime un dissenso in modo civile e non violento, gli si risponde così”.

Christina Bachmann
Christina Bachmann

Secondo Bachmann, quel gesto meritava attenzione, non condanna. “È un ragazzo che ha fatto il suo dovere, ha frequentato, ha sostenuto le prove e poi ha scelto di protestare. Senza danneggiare nessuno, senza gridare, semplicemente rinunciando a un’opportunità. Ha rinunciato ad ottenere un voto migliore, lo ha fatto mettendoci la faccia. Se questo non è un atto di responsabilità, cos’altro dovrebbe esserlo?”.

Colpisce, nell’analisi della psicoterapeuta, il richiamo continuo alla necessità di riflettere sul sistema. “Non dico che il ragazzo in questione vada preso a esempio – precisa –, ma certamente ascoltato sì. La sua è una critica verso la scuola e come tale va accolta. Non è il primo ragazzo che esprime disagio verso un sistema scolastico percepito come distante. La commissione, invece, ha risposto parlando di incoerenza, di ‘furbata’. Ma è davvero una furbata rinunciare a un voto migliore? Non ci ha guadagnato nulla. Anzi, ci ha rimesso”.

A sorprendere Bachmann è anche il riferimento alla scuola privata, usato nella lettera della commissione per mettere in discussione la coerenza del gesto. “Quel ragazzo ha frequentato una scuola paritaria, ma forse perché prima la scuola pubblica non era riuscita ad accoglierlo. Molti studenti si rivolgono al privato dopo essere stati respinti dal sistema statale. Insinuare che solo perché ha potuto studiare in una scuola privata non possa criticare il sistema non lo trovo corretto”.

La psicologa insiste: “Quel ragazzo non ha infranto nessuna regola. Se fossi stata io in commissione, avrei accolto la sua scelta e avrei riportato nella lettera finale le motivazioni della protesta. Sarebbe stata un’occasione per aprire un confronto vero, per iniziare finalmente un dibattito su quel che non va nel sistema scolastico”.

La polemica ha trovato eco anche nelle parole di Leonardo Alessi, presidente dell’ente gestore delle Scuole Pie Fiorentine, che ha invitato a non semplificare il gesto come una furbata, ma a coglierne il significato profondo. Christina Bachmann si dice d’accordo: “Il disagio espresso da quel ragazzo parla anche a nome di tanti altri. Ridurlo a un capriccio o a un trucco per evitare l’orale è ingiusto e miope. C’è qualcosa che non va nella scuola. Questo gesto, invece che essere punito, dovrebbe farci riflettere”.

E conclude: “Il voto non definisce le persone. Se un ragazzo decide di non voler essere valutato in un certo modo è un suo diritto. Ma soprattutto è un messaggio. E chi educa dovrebbe avere il coraggio e l’umiltà di ascoltarlo”.