EMANUELE BALDI
Cronaca

Maturità orale? No grazie. Lo studente salta l’esame: "Non mi giudicano i voti"

Agli Scolopi un giovane rifiuta di sostenere la prova davanti alla commissione. Il 60 era già garantito. I docenti: "Vuoi cambiare il sistema? Fallo da dentro".

Agli Scolopi un giovane rifiuta di sostenere la prova davanti alla commissione. Il 60 era già garantito. I docenti: "Vuoi cambiare il sistema? Fallo da dentro".

Agli Scolopi un giovane rifiuta di sostenere la prova davanti alla commissione. Il 60 era già garantito. I docenti: "Vuoi cambiare il sistema? Fallo da dentro".

Né Foscolo, né le derivate. Niente Dante e vade retro geometria cartesiana. Il diciottenne che la mattina del 2 luglio scorso si è accomodato davanti alla commissione per l’esame orale di maturità, forte del 61 già in tasca, ha detto che ’no, grazie’, non era sua intenzione farsi giudicare da "questo sistema di valutazione".

"Mi spiace, ma non mi ci ritrovo" ha sentenziato il ragazzo lasciando a bocca aperta i prof schierati per l’ultimo atto della maturità dello studente. Siamo in via Cavour alle Scuole Pie Fiorentine, istituto parificato, più noto in città come gli Scolopi. Lo studente si siede davanti alla commissione d’esame e, secondo quanto appreso, il presidente gli allunga il cosiddetto ’spunto’, ovvero l’argomento che dà il via all’interrogazione collettiva dei sei membri, tre esterni e tre interni. "No guardi, la ringrazio, non ce n’è bisogno" ribatte il giovane.

Sguardi interrogativi – d’altronde c’è da capirli ancora la moda del luglio ’2025, già tre casi di studenti ’disertori’ in Italia una decina di giorni fa non aveva ancora preso campo – così il ragazzo si sente in dovere di spiegare:

"Non mi ritrovo in questo sistema di valutazione, sono contro il sistema ho già un punteggio di 61 e mi basta così". A quel punto, secondo quanto trapela dall’istituto, inizia un civilissimo scambio di vedute tra lo studente e i prof. C’è chi, in particolare gli interni che ovviamente ben conoscono il ragazzo, provano a fargli cambiare idee. "Non siamo di fronte a una semplice valutazione, l’esame ora è il frutto di un percorso complessivo". Nulla.

Qualcuno tende la mano diversamente: "Se sei contrario a questo sistema contrastalo ma da dentro, senza sottrarti". Niente. "Mi dispiace, non è una scelta contro di voi. Si tratta di una decisione che ho preso da tanto". Fine della trasmissione.

In una successiva lettera, di cui trattiamo anche nella pagina di fianco, il presidente della commissione si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e forse li ha tolti anche ai colleghi.

"Ci tenevamo a dirti che il tuo gesto ha turbato tutti noi. I commissari interni, infatti, ci spiegavano che hanno speso con impegno la loro attività didattica perché la tua inclusione avvenisse nel migliore dei modi, ovvero si sono spesi umanamente e professionalmente per accogliere te in qualità di persona e di studente, nel corso di questo ultimo anno, nel quale ti sei iscritto all’istituto". "Noi commissari esterni – dice senza mezze misure il presidente – siamo rimasti allibiti per motivazioni chiaramente diverse".

Quindi la lezione finale: "Potresti dirci: ma insomma voi viete a contatto con i giovani adolescenti e non siete in grado di capire che, se questi gesti non si fanno da giovani adolescenti, quando dovremmo farli? Possiamo risponderti: noi siamo individui che vivono il loro insegnamento con, speriamo, competenza, ma sicuramente con disponibilità umana. E per noi è fondamentale che i nostri studenti e studentesse siano innanzitutto cittadini consapevoli. Il tuo gesto non è il gesto di un giovane adolescente coerente e consapevole. E questo ci dispiace. Otterrai un diploma di maturità, ma a nostro avviso è assai importante che tu mediti sul valore di che cosa sia la maturità; è importante che tu mediti sul fatto che affermare e sostenere le proprie idee richieda spesso sacrifici e non sempre si può ottenere ciò che si vuole accontentandosi di fermarsi al primo risultato utile". Quello fiorentino è il terzo caso di ’maturità rifiutata’ dopo i due avvenuti in Veneto, quello della studentessa di Belluno e del coetaneo di Padova.

Calzante, nel complesso della vicenda, la riflessione di Leonardo Alessi, presidente dell’ente gestore delle Scuole Pie Fioretine: "I nostri insegnanti – argomenta – devono avere sempre più chiaro che valutare vuol dire “dare valore” a quello che i ragazzi fanno e che la valutazione deve tenere insieme la verità e la giustizia ma anche l’attenzione alla persona e l’accoglienza". "C’è un grande lavoro da fare per noi adulti ma solo così potremo aiutare i ragazzi a considerare fino in fondo le prove d’esame con uno sguardo positivo, accompagnandoli nella crescita e a diventare adulti". conclude Alessi.