Psicosi Coronavirus, l’altolà dell’Asl: «Organizzarsi sì, allarmarsi no» / INTERVISTA

Il direttore del dipartimento della prevenzione Renzo Berti: «Anche il personale del 118 ha indicazioni precise»

A un paziente viene misurata la temperatura

A un paziente viene misurata la temperatura

Empoli, 6 febbraio 2020 - Parlando di coronavirus, farsi prendere dal panico non è la strada da percorrere, anzi è proprio la strada sbagliata. Lo sottolinea con forza Renzo Berti, direttore del dipartimento prevenzione dell’Asl Toscana Centro. «Il punto dal quale è importante partire è uno: organizzarsi va bene, allarmarsi no», sottolinea ricordando che le nuove disposizioni sulla gestione sanitaria di eventuali pazienti interessano anche chi fa emergenza-urgenza, vedi personale su ambulanze.

E’ cambiato l’approccio al paziente con febbre e tosse?

«Ci sono stati aggiornamento delle disposizioni e maggiore evidenziazione. Abbiamo definito le istruzioni operative nell’unità di crisi, cui partecipano tutti i livelli organizzativi dell’Asl. Sono stati stabiliti dispositivi da indossare e procedure da attuare».

Sono cambiate le dotazioni?

«Abbiamo raccolto proposte poi identificate nella procedura operativa. Per il personale che tratta casi sospetti ci sono indicazioni precise».

Cosa è previsto?

«In primis far indossare una mascherina chirurgica alla persona che deve essere visitata per evitare che il contagio sia diffuso. Gli operatori, dal canto loro, devono indossare mascherine particolari, protezioni per tutto il viso come visiere od occhiali a maschera, camice monouso con maniche lunghe impermeabile e guanti specifici. E’ la classica procedura che si fa quando c’è un potenziale caso infettivo, è stata semplicemente aggiornata».

In caso di paziente che contatti il 118 segnalando sintomi sospetti, ci sono domande guida?

«Sì e sono relative all’accertamento dell’area di origine o provenienza del soggetto e ai tempi di eventuali contatti con l’area cosiddetta a rischio. In più si accerta se ci sono stati contatti stretti con persone malate. Da verificare anche la presenza di sintomi di natura respiratoria acuta: la malattia ha due tipi di decorso, uno normale come l’influenza, uno più impegnativo con difficoltà respiratorie. L’obiettivo è fornire un quadro al personale che si reca al domicilio così che sia pronto».

Se con la visita viene accertato il sospetto?

«Si passa al ricovero. Il paziente viene portato in un reparto di malattie infettive. A Empoli non c’è, si fa riferimento a Firenze. E, a fine intervento, avviene la disinfezione dell’automezzo utilizzato automedica e ambulanza».

E se il potenziale malato si presenta in pronto soccorso?

«Laddove le persone si presentino lì, cosa che noi sconsigliamo, c’è una procedura che prevede di collocarle in ambiente separato. Poi se la patologia è grave scattano terapia intensiva e iter diagnostico. Il test di laboratorio aiuta a comprendere se si tratti di coronavirus. Potendo da oggi (ieri, ndr) disporre di analisi eseguite a Siena i tempi di verifica si accorciano».