LUCIA BIGOZZI
Cronaca

"Io, superstite di Auschwitz": Mandic scuote il Senato

L’ultimo bambino uscito dal lager alla chiusura del cancello si racconta dopo il libro di Filippo Boni: l’incontro nella Sala Zuccari

Da sinistra: Filippo Boni, i senatori Parrini e Rojc e sullo sfondo Oleg Mandic

Da sinistra: Filippo Boni, i senatori Parrini e Rojc e sullo sfondo Oleg Mandic

La storia di Oleg è un pugno nello stomaco. A undici anni ha vissuto l’orrore di Auschwitz, l'ultimo bambino a uscire vivo dal campo di sterminio. La sua storia è al centro del libro di Filippo Boni, storico e scrittore, "Mi chiamo Oleg, sono sopravvissuto ad Auschwitz" (Newton Compton Editore), presentato a Roma, a Palazzo Madama. Nella Sala Zuccari, il racconto di Oleg ha riallacciato i fili di quell’orrore, la morte tra le sue braccia di un altro bambino, la lotta per la sopravvivenza, poi la fine dell’incubo con l’arrivo dell’Armata Rossa. L’iniziativa è stata promossa dal senatore Dario Parrini: hanno partecipato, tra gli altri, la senatrice Tatiana Rojc, Fabio Bertini dell’Università di Firenze e il professor Roberto Vitale.

Nel corso della presentazione, i relatori e l’autore del libro ne hanno narrato l’esperienza biografica durante la guerra, creando collegamenti anche con la complessa situazione odierna sotto il profilo internazionale. Un lungo applauso al termine della presentazione e dell’omaggio a Oleg Mandic, ha sottolineato la commozione del pubblico.

Il libro di Filippo Boni ripercorre la drammatica esperienza di Oleg, che all’età di soli 11 anni fu arrestato e deportato ad Auschwitz insieme alla madre e alla nonna, non in quanto ebreo, ma come prigioniero politico. Sopravvivere all’orrore del campo di concentramento fu una sfida quotidiana, affrontata con forza e coraggio, anche grazie all’amore materno. Fame, lavori forzati, soprusi e le atrocità degli esperimenti del dottor Mengele furono il terribile scenario in cui Oleg visse fino alla liberazione, diventando l’ultimo prigioniero a uscire vivo da Auschwitz. Per anni ha custodito nel silenzio il peso di quei ricordi, incapace di raccontare l’orrore vissuto. Poi, il bisogno di testimoniare ha preso il sopravvento, portandolo a ripercorrere i luoghi della sua prigionia per condividere con il mondo la sua storia.

L’incontro a Palazzo Madama è stato un evento di grande valore storico e umano, per non dimenticare. Mandić non era ancora adolescente quando l’Armata Rossa entrò ad Auschwitz per liberare gli ultimi sopravvissuti. Nato a Sušac, attuale Croazia, nel 1944 fu arrestato con la madre: la sua "colpa" era avere un padre e un nonno che dopo l’occupazione si erano uniti ai partigiani. Ad Auschwitz Oleg finì anche nel famigerato reparto del dottor Mengele, da cui i bambini sparivano senza che nessuno ne sapesse più nulla. Lui, invece, si salvò. Per caso, per fortuna, forse per destino.

Per anni ha tenuto sotto chiave i ricordi, incapace di descrivere ciò che ha vissuto. Ma quando sono riaffiorati, insieme a loro è arrivata l’urgenza di rivedere quei luoghi, darne testimonianza e rispondere al richiamo di una misteriosa lettera. E grazie al lavoro di Boni è riuscito a raccontare questa incredibile storia.