AREZZO
Cronaca

Pecorelli, fra un mese la sentenza: "Condizioni disumane nel carcere. L’ambasciata? Potrebbe fare di più"

L’ex arbitro della sezione di Arezzo e imprenditore in Valtiberina si sfoga dopo l’appello alla Farnesina "Qui rischio di prendere il colera. Il giudice della sentenza definitiva è lo stesso che convalidò l’arresto".

Davide Pecorelli, l’ex arbitro della sezione di Arezzo rinchiuso nel carcere di Tirana da inizio maggio

Davide Pecorelli, l’ex arbitro della sezione di Arezzo rinchiuso nel carcere di Tirana da inizio maggio

di Fabrizio Paladino

"Qui in carcere rischio il colera". Davide Pecorelli denuncia ancora le condizioni "disumane" all’interno della struttura di Tirana, in Albania. L’ex arbitro della sezione parla al telefono e commenta così l’intervento del ministro degli Esteri Tajani che, sollecitato dagli avvocati del 49enne di San Giustino umbro, ha fatto il punto sulle condizioni del "detenuto Pecorelli" promettendo massima attenzione in vista anche del processo di appello.

"L’ambasciatore? Non si è mai visto – prosegue Davide – la situazione non migliora; viviamo in condizioni igieniche al limite, ogni giorno da qui parte un detenuto per l’ospedale e, fino ad ora, non abbiamo mai visto nessuno ritornare... Sono molto preoccupato, cerco di resistere ma non è facile".

Peraltro l’ex imprenditore sta attendendo il processo di appello (in Albania ci sono due gradi di giudizio) in programma il prossimo 18 settembre. "Peraltro – ha aggiunto Pecorelli – ad oggi a definire la pena sarà lo stesso giudice che, a maggio, ha convalidato il mio arresto". Un paradosso giudiziario, insomma, sul quale lo stesso ministero, al pari del Consolato italiano a Tirana, dovrebbe a questo punto vigilare garantendo a Pecorelli un processo equo. Come è noto, le autorità giudiziarie albanesi in primo grado hanno ritenuto colpevole Pecorelli dei reati di truffa aggravata ai danni del noleggiatore dell’auto (che l’ex arbitro ha risarcito, anche per il mancato guadagno, per una cifra ampiamente superiore al valore della vettura), incendio doloso, profanazione di sepolcro e attraversamento illecito della frontiera, condannandolo a 6 anni, ridotti a 4 con la condizionale, e richiedendone l’estradizione dal nostro Paese per scontare la pena.

Nel suo dossier, il ministero degli esteri sostiene di aver già effettuato 4 visite consolari presso il carcere, l’ultima il 4 agosto. "La situazione del connazionale è stata oggetto di un incontro nel mese di luglio tra il direttore delle Carceri albanesi e l’ambasciatore, che ha sensibilizzato in merito all’importanza di garantire condizioni adeguate".