
Per il tragico incidente la Procura aprì un fascicolo contro ignoti per omicidio stradale. La sorella Caterina: "Da quel giorno la vita delle nostra famiglia è sospesa in una bolla".
Uscendo da quell’appartamento, dove tutto – i quadri sulle pareti, i libri sulle mensole, le poesie appuntate nei quaderni, le memorie... – racconta di una bellissima storia di famiglia, mi sono chiesta come si possa sopportare un dolore immenso dopo aver vissuto tanta felicità. E forse la risposta sta dentro alla domanda: nella consapevolezza che quella felicità, costruita giorno dopo giorno con amore, è un dono. Che resta. E diventa forza, per sopportare la più ingiusta delle pene. La perdita di un figlio, per Gemma e Guido, e di un fratello, per Caterina (insieme nella foto grande).
E così in quella casa che si affaccia sui tetti della Migliarina, dove ci si sente più vicini al cielo, tutta quella felicità vissuta si respira ancora nonostante il vuoto che da un anno esatto, ormai, la abita. Da quando gli agenti della Polizia Municipale all’1.30 di notte suonarono al campanello: “Lei è il padre di Paolo Pardini? Può scendere?“. Seguito dalla moglie Gemma Spagnoli, Guido è corso giù per tre rampe di scale fino al marciapiede: “Vostro figlio ha avuto un incidente...“. L’inizio di un buio, più buio di quella notte stellata.
Era la sera del 26 agosto 2024, Paolo, un uomo che a 51 anni – che non aveva smesso di rincorrere le passioni; la libertà di rivoluzionarsi la vita; di scherzare come faceva da ragazzino, ma con la maturità di un uomo d’altri tempi; di essere figlio, ma anche supporto per la sua famiglia – aveva imboccato la Variante Aurelia e per cause che restano ancora ignote ha perso il controllo della sua moto sbattendo contro il guard rail. Pochi giorni avrebbe dovuto sostenere l’esame per diventare comandante di maxi yacht, dopo che aveva deciso di rimettersi sui libri lasciando la carriera già ben avviata da massofisioterapista. Le stellette che avrebbe appuntato sulle spalle dell’uniforme, ora, sono posate sulla sua fotografia nella credenza del salotto. Che di tanto in tanto i suoi cari cercano, per ritrovare quello sguardo buono, i giorni felici. "Il grado di comandante è stato comunque riconosciuto a Paolo, per merito" racconta con orgoglio il padre Guido. Che, quarto di una generazione di marittimi, il mare lo ha tramandato al figlio come i geni. Della mamma, Gemma Spagnoli, Paolo aveva invece l’estro degli artisti e quella risata libera.
Oggi, ad un anno dalla scomparsa, la sua famiglia avrebbe voluto ricordare Paolo con una messa e con quel mondo immenso di amici che era riuscito a costruire senza mai perdere. Ma non hanno trovato la forza di farlo. "Perché siamo come sospesi, incastrati in una bolla" racconta la sorella, Caterina. Per la morte di Paolo la procura di Lucca ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio stradale, l’ultima udienza si è tenuta alla fine di giugno. Ora si attende che il giudice si esprima.
Nel frattempo però la salma di Paolo riposa in una cassa di metallo sistemata provvisoriamente al cimitero nella cappella di famiglia. "Temo che non sapremo mai cos’è successo davvero quella sera" dice Caterina, con amara consapevolezza ma senza traccia di rabbia. I segni sulla fiancata della moto l’hanno convinta che un altro mezzo possa essere coinvolto nell’incidente. Ha cercato testimoni, fatto appelli, ma senza riscontro. "E a questo punto vorremmo almeno poter esaudire l’ultima volontà di nostro figlio; che – dice Gemma – avrebbe voluto essere cremato". Sì, anche di questo Paolo aveva parlato con sua madre durante le infinite chiacchierate in cui Gemma restava seduta ad ascoltarlo parlare di tutto. Dei suoi amori, dei suoi dubbi, delle sue aspirazioni, delle sua vita e anche del dopo.
Il procedimento in corso, e la possibilità di nuovi approfondimenti sulla salma, però fino ad oggi ha impedito la cremazione. E ritardare quell’ultima volontà, espressa da Paolo, per Gemma, Guido e Caterina diventa ogni giorno più insopportabile. È come se lasciasse in sospeso anche il diritto a vivere il dolore della perdita. Di provare a dargli la forma di un impegno per gli altri, attraverso un progetto di solidarietà. Perché così avrebbe fatto Paolo, che "per gli altri" – che fosse un amico di sempre, o una persona appena conosciuta – c’era sempre. C’era per un consiglio, per favore, per una chiacchierata per scacciare la solitudine. "Mio fratello c’era, con una riservatezza e una premura rare. C’era nei momenti difficili, e per condividere un sorriso. Di Paolo – conclude Caterina, – ora mi restano i ricordi di una vita, che i nostri genitori ci hanno insegnato a vivere appieno. A costruire con l’impegno e con la fantasia. E attraverso il racconto degli altri, continuo ancora a scoprire il mondo di Paolo...".