REDAZIONE AREZZO

Giulia e Gianni per sempre. Il dolore immane dei confratelli: "Ora come facciamo senza loro?"

Il viaggio nel quartier generale della Misericordia di Terranuova: rabbia, disperazione e lacrime . I ritratti dei due volontari scomparsi: "Erano punto di riferimento della nostra grande famiglia".

Il viaggio nel quartier generale della Misericordia di Terranuova: rabbia, disperazione e lacrime . I ritratti dei due volontari scomparsi: "Erano punto di riferimento della nostra grande famiglia".

Il viaggio nel quartier generale della Misericordia di Terranuova: rabbia, disperazione e lacrime . I ritratti dei due volontari scomparsi: "Erano punto di riferimento della nostra grande famiglia".

di Francesco Ingardia

Secco e metallico il suono del campanello. “Drin. Drin. Driiin“. Il rintocco non rimane inascoltato. Neanche nell’ora più buia per la confraternita della Misericordia di Terranuova Bracciolini. Neanche a poche ore dall’incubo che l’ha privata di due delle sue colonne di una "famiglia" anziché comunità.

In via Dante Alighieri, al civico 1B, mancano le parole, i volontari non riescono a metabolizzare la scomparsa degli amatissimi Gianni Trappolini e Giulia Santoni, autista dipendente e volontaria vestiti di giallo-azzurro. Morti, stritolati dalle lamiere di quell’ambulanza su cui montavano per amore verso il prossimo. Lo strike di un tir in A1 l’ha ridotta in poltiglia, una scatola di latta quadrata ridotta a brandelli.

A bordo, Gianni al volante, Giulia nel retro per assistere il paziente barellato, Franco Lovari, 75enne. Aretino d’adozione e nativo di Borgo San Lorenzo, nel Mugello, per lui non c’è stato niente da fare. Il fato, ieri mattina, ha voltato le spalle a Giulia e Gianni, impegnati – in gergo tecnico – in un servizio “Romeo“, ovvero la messa a disposizione da parte della centrale Asl del coordinamento di Arezzo di un mezzo Blsd per un trasferimento protetto da un ospedale all’altro. Dal San Donato di Arezzo a quello di Santa Maria alla Gruccia di Montevarchi.

Servizi ’bazzecole’ per due militi esperti come Gianni e Giulia. Di Trappolini, manco a parlarne. Classe ’69, sposato, padre di famiglia di una ragazza poco più che ventenne, da lui convinta alla ’missione’ dell’assistenza verso il prossimo. Dipendente di lungo corso, da 35 dei 56 anni in servizio nella Misericordia. Descritto come "simpaticissimo", conosciuto in ogni angolo di Terranuova Bracciolini, dedito al sacrificio, educato, composto. Rappresentava la colonna "allegra" del gruppo. Un factotum dal cuore grande, totem per i più giovani. Tutti e rigorosamente "passati dai nocchini in testa suoi", l’anneddoto misto tra lacrime e sorriso dei confratelli. La regola aurea dei militanti più ’verdi’ era la seguente: "Vengo in turno solo se c’è Gianni". Che dire di Santoni. Descritta come persona raggiante, vitale, solare, dalla felicità contagiosa. Iscritta alla facoltà di infermieristica, entrata in Misericordia a 14 anni, ha pure convinto la madre ad aprirsi al mondo del volontariato. Una famiglia nella famiglia. Dallo scorso maggio a bordo come servizio civile per un anno.

"Volete la verità? Ci mancano, non sappiamo come faremo senza di loro". È la frase spiazzante udita in via Dante Alighieri. Una volontaria in borghese apre la porta in vetro, già sà la domanda a cui sarebbe stata chiamata a rispondere. "Il governatore è in quell’inferno – spiega con voce flebile – Avete bisogno di parlare con qualcuno? – lo slancio cordiale, tenero, della coetanea accanto a lei al desk – Provo a chiedere ma non garantisco, fa troppo male". Gli occhi sono arrossati, le guance pure. Le lacrime hanno smesso di sgorgare qualche istante prima.

All’uscita delle ambulanze c’è un capannello di volontari misti, inconsolabili, affranti, arrabbiati, disperati. Da oggi senza più poter parlare con Giulia e Gianni. Impossibile sintetizzare in una parola gli stati d’animo. Ci prova Pietro Bellini, il coordinatore operativo della sede nel cuore del Valdarno: "Siamo distrutti, il nostro non è solo sgomento - confida a La Nazione con voce spezzata -. All’improvviso c’è crollato il mondo addosso. Come tutte le tragedie, c’è lo choc quando ti colpiscono. Ogni giorno ci troviamo in mezzo al pericolo, pronti a salvare vite". Ma stavolta è differente. La beffa maledetta di salvare morendo. "È una tragedia che ci disintegra da dentro. Chi guida, specie in autostrada deve prestare più attenzione, vediamo durante i servizi coi nostri occhi manovre strane, pericolose". E adesso? Tocca trovare la forza di andare avanti. Perché, ricorda Bellini, sull’orlo del pianto, prima di chiudere la conversazione che "ci sono dei servizi istituzionali da garantire, un territorio da servire, anziani, fragili, disabili e malati che hanno bisogno di noi e delle nostre competenze. Non ci resta che rimboccarci le maniche per portare avanti quello che noi facciamo per scelta". Da oggi, con i nomi di Gianni e Giulia stampati nel cuore.