
Le immagini del sottopasso Baldaccio poco prima della riapertura al traffico
di Gaia Papi
AREZZO
Dopo l’allagamento del sottopasso Baldaccio, abbiamo parlato con l’assessore Sacchetti per capire le cause e guardare alle possibili soluzioni... "Quello che è accaduto domenica è stato un evento estremo, un cosiddetto cloudburst. Secondo i dati ufficiali della Regione Toscana, sul pluviometro di Lignano sono caduti 17 mm in 15 minuti, mentre a San Fabiano, nella parte opposta della città, ne sono caduti 6. Se si fa una media, parliamo di 12 mm in un quarto d’ora: una vera bomba d’acqua. È piovuto tanto, tutto insieme, e il sistema fognario è andato in crisi".
Ma perché proprio il Baldaccio e non altri sottopassi?
"Perché ogni sottopasso ha una storia idraulica diversa. Il Baldaccio non ha né pompe né sistemi di accumulo. Lì il deflusso dell’acqua avviene per gravità verso la fognatura mista di via Pescaiola. Ma se quella fognatura è già satura – come lo era – l’acqua rigurgita e, com’è ovvio, esce nel punto più depresso: il sottopasso. Tutto qui". Non è un problema progettuale, quindi?
"Quel sottopasso è stato costruito vicino a un altro, il che ha reso impossibile creare un bacino di accumulo o intervenire con pompe di sollevamento. Farlo avrebbe comportato costi molto elevati e opere complesse, anche in termini di manutenzione. E attenzione: anche mettere le idrovore, come faremo in altri punti come in via Fiorentina, non garantisce il risultato. Serve un sistema completo, ben progettato e costantemente mantenuto".
Come ha reagito la macchina comunale all’emergenza?
"La Protezione Civile era già attiva prima dell’allerta, che – per inciso – è stata emessa alle 11:56, quando il fenomeno era già avvenuto. Il sottopasso è stato chiuso subito: vigili urbani e pronto intervento manutenzione sono intervenuti tempestivamente. Il tratto è rimasto chiuso circa un’ora: è stato liberato da foglie e detriti trascinati dall’acqua e poi riaperto. L’intervento ha funzionato, ha evitato problemi alle persone, la cosa che più ci preme".
Ci sono responsabilità da accertare?
"In questi casi parlare di responsabilità è superficiale. Bisogna capire se ci sono stati malfunzionamenti della rete fognaria – e questo lo faranno i tecnici. Faremo tutte le verifiche, insieme a Nuove Acque. Se ci sono criticità strutturali, valuteremo interventi. Ma servono progetti, fondi, tempi".
Arezzo è pronta ad affrontare eventi del genere in futuro?
"Si deve essere realisti. Nessuna città può reggere eventi infiniti. La progettazione si basa su eventi con una certa probabilità di ritorno, lo dice l’ingegneria idraulica come quella sismica. Se arriva un evento di portata eccezionale, come quello di domenica, si può solo limitare il danno. E la priorità è sempre mettere in sicurezza le persone. Su questo non si transige". Ci saranno soluzioni nel breve periodo?
"Le valutazioni tecniche cominceranno subito. Vedremo se si potrà intervenire sulla rete a valle. Non sarà il sottopasso in sé l’oggetto degli interventi, ma l’intero sistema fognario di via Pescaiola, che – lo dico con franchezza – richiederebbe un investimento da 10 milioni. Ma sì, cercheremo soluzioni, anche parziali, purché efficaci".