MASSIMO MERLUZZI
Cronaca

Il cambiamento climatico: "Non possiamo fermarlo ma puntiamo sui controlli"

Il geologo Zecchi mette sotto i riflettori il nervo scoperto della cura "Interventi puntuali di manutenzione, non solo opere di ricostruzione".

Il geologo Zecchi mette sotto i riflettori il nervo scoperto della cura "Interventi puntuali di manutenzione, non solo opere di ricostruzione".

Il geologo Zecchi mette sotto i riflettori il nervo scoperto della cura "Interventi puntuali di manutenzione, non solo opere di ricostruzione".

Il cambiamento climatico è un dato di fatto con il quale si deve fare i conti e sempre più di frequente in qualsiasi periodo dell’anno si pagano i danni dei disastri causati dal maltempo. Le vecchie stagioni non esistono più e non è soltanto un ironico modo di dire. L’impreparazione ai mutamenti parte però da molto lontano ed è difficile, e comunque non con effetto immediato, cambiare passo in corsa. Si può però prestare attenzione e provvedere alla costante manutenzione del terreno, dei corsi d’acqua, delle caditoie e canali di sfogo delle acque che hanno funzionato per secoli preservando i territori e poi sono andate in tilt. Per mano dell’uomo, dell’urbanizzazione, dello sviluppo di strade e infrastrutture che hanno coperto, tombato e impedito il regolare deflusso della pioggia. Ma anche per la mancanza di cura e attenzione. Bruno Zecchi, geologo spezzino, ha visione quotidiana delle conseguenze della scarsa manutenzione che si traduce in allagamenti, frane, smottamenti.

"Sul cambiamento climatico non si può fare nulla – spiega Zecchi – ma possiamo comunque evitare la catastrofe. Intanto procedendo alla costante manutenzione. Ci ritroviamo puntualmente di fronte a una crescita vegetale spaventosa, erba, canne che occludono lo scorrimento e il deflusso dell’acqua. Si creano tappi e quando piove l’acqua esonda. Indipendentemente dalla quantità di pioggia che cade".

Ma anche su questo tema i parametri sono aumentati?

"In modo clamoroso. Se pensiamo che fino a qualche anno fa le statistiche parlavano di 1200-1500 millimetri di pioggia caduta in un anno su un metro quadrato mentre adesso soltanto in poche ore a volte ne cadono 400 millimetri i danni sono inevitabili. Il nostro territorio non è pronto a questi mutamenti perchè non è abituato ed è stato costruito seguendo determinate situazioni anche climatiche. Dove ci sono i monsoni si sono attrezzati da secoli per resistere".

Quanto è importante la manutenzione?

"E’ basilare. Ma deve essere costante, in ogni periodo dell’anno non a spot. Quando sulle strade lavoravano i famosi stradini non esistevano allagamenti. Adesso è una costante, perchè è tutto intasato".

La cura dovrebbe essere svolta anche con un certo criterio. Non sempre è così?

"Quando si sfalcia l’erba deve essere raccolta nei sacchi e smaltita. Non soffiata via. Non evapora ma va a ostruire fossette, tombine, grate. E’ come scrollare le briciole sul terrazzo del vicino".

Quali investimenti servirebbero?

"Quelli del prima e non del dopo. Purtroppo il discorso economico pesa nelle casse di Comuni e Province. Però poi si spendono cifre enormi di finanziamenti per rimediare ai disastri quando invece bisognerebbe investire nella prevenzione e nei controlli ordinari non soltanto interventi straordinari. E’ necessaria una forte politica di gestione del territorio perchè sta diventando sempre più fragile e la Liguria ne è l’esempio".

Massimo Merluzzi