
Scarseggia il pescato e i prezzi si impennano. Le acciughe sfiorano i 12 euro al chilo. I commercianti: "Cerchiamo di restare a galla". Una mossa per risparmiare? La stagionalità . .
di Ilaria Vallerini
Sveglia presto e giù dal letto. Le prime luci si accendono nel mercato di piazza Cavour quando ancora fa buio. Noi arriviamo alcune ore dopo insieme a qualche scaltro pensionato che si aggira tra i banchi alla ricerca della migliore offerta. Qua e là si intravede anche qualche turista, perlopiù nordeuropei incremati da cima a fondo in canotta e pantaloncini corti, immancabilmente strinati del sole, e lo sguardo incantato dai colori e dai profumi delle tipicità in esposizione, pronte per essere fotografate. L’attrazione principale è una cernia gigante col cartello “venduto“ sul banco di Federico, il primo della fila dando le spalle al caffè Cavour. La giornata è lenta e "i clienti scarseggiano" fanno notare i pescivendoli. Scarseggia anche "il pesce fresco, se ne trova sempre meno". Anche di "acciughe", un cavallo di battaglia della cucina spezzina "se ne pescano poche, una volta vigeva l’abbondanza, oggi sono piccole e quelle grosse per la salagione sono veramente difficili da trovare". Il prezzo è "aumentato del 30%, siamo sull’onda dei 10-12 euro al kg. Il rincaro è strettamente collegato alla quantità di pescato del giorno", spiega il pescivendolo Federico Minerva. Anche le cozze ripiene, altro piatto tipico di Levante, hanno subito "un rincaro fino al 50% e il costo varia dai 6 agli 8 euro kg".
Sono prodotti talmente richiesti che fanno presto a finire, per questo c’è chi ha deciso di fare in modo di averli sul proprio banco: "Ci serviamo da un salificio di Sciacca per la salatura delle acciughe, ci troviamo bene, e così i nostri clienti se ne vanno soddisfatti", racconta Chiara Pisani che ci svela un segreto per risparmiare, ossia "seguire la stagionalità del prodotto".
"Ora - fa un esempio - un chilo di mazzancolle dell’Adriatico può costare fino a 40 euro, ma a novembre, quando il pescato è locale, il prezzo si dimezza".
Pur di restare a galla alcuni venditori ittici hanno cercato di contenere i rincari mantenendo prezzi competitivi. "I muscoli? 6 euro al kg", risponde Emanuela Batini. Il suo banco è un tripudio di “veri muscoli della Palmaria e della Spezia“. "Insieme a mio marito, Paolo Lavalle, siamo produttori locali, abbiamo i nostri vivai a Porto Venere, Palmaria e Golfo di Spezia e i nostri figli sono la quinta generazione che porta avanti l’attività di famiglia. In passato abbiamo dovuto combattere contro le orate, predatore numero uno. Da quando è stato chiuso l’allevamento delle Grazie le cose sono migliorate. Inoltre, abbiamo messo in campo misure di prevenzione come reti anti predatori per contenere gli attacchi. Ci preoccupa anche il cambiamento climatico, nelle nostre zone ci salviamo ancora grazie alle frequenti piogge".
Vestendo i panni di clienti esigenti ci facciamo trasportare dai colori vividi del pescato del giorno e aguzziamo lo sguardo sui prezzi indicati dai cartellini. "Orate 14 euro al kg, mentre i calamari pescati salgono a 22. Un paio di euro di rincaro - spiega Milvio Giannini -, dipende dalla quantità di pescato, ma anche dalle impennate sul carburante". E le acciughe? "Dal collega del banco accanto". Prezzo? "12 euro al kg". Quelle esposte sono piccoline e lucenti, quindi non adatte per la salagione. "La pesca intensiva drena tutto quello che c’è. Le acciughe non hanno il tempo di crescere", dice il commerciante. Intanto, un signore si avvicina al banco per accaparrarne un chilo. Poi se ne va con aria soddisfatta: anche per oggi la fritturina è assicurata. E ad essere salato rimane solo il conto.