
Uno degli edifici abbandonati dove si verificherebbero episodi di spaccio di sostanze stupefacenti
La Spezia, 26 luglio 2025 – In estate la curva dei casi si impenna vertiginosamente. Perché le opportunità per uscire con gli amici per una serata sul lungomare, in discoteca o fra locali, sono più frequenti. Logiche di gruppo, ansia relazionale, fanno sì che i giovanissimi entrino sempre più facilmente a contatto con droghe e alcool e che ne facciano uso. Passare una bella serata in compagnia perciò si trasforma in una strenua ricerca allo sballo che soppianta del tutto un sano divertimento. Un vortice che, nel peggiore dei casi, sfocia nella dipendeza: un tunnel da cui è arduo uscire, senza una forte rete di sostegno.
Dottoressa Cotroneo, psicologa e psicoterapeuta, qual è l’età più critica?
“Viene individuata nella fase di sviluppo adolescenziale, l’età più critica è di certo quella dei 13 anni. Ma purtroppo ci sono anche casi in cui si registra l’uso di sostanze e alcool anche un anno prima. E’ un fenomeno trasversale che colpisce sia maschi che femmine”.
Come si spiega?
“Attecchisce nella fase in cui l’adolescente inizia a far parte di un gruppo e, dunque, quando entra in gioco l’ansia relazionale. I ragazzi, specialmente dopo il Covid che ha acuito il fenomeno e ha leso le reti sociali, hanno paura di non essere accettati dai propri coetanei e perciò, pur di essere esclusi dalla cerchia, mettono in atto questi comportamenti. “Se gli altri fanno uso di sostanze o di alcool allora lo devo fare anch’io“, è questo il loro ragionamento. E’ una forma di adesione: si sentono obbligati a farlo. Lo stordimento da alcool e droghe è anche un modo per loro per risultare più sicuri, disinvolti e simpatici, credendo di eliminare l’ansia”.
Si può sfociare in comportamenti violenti?
“Lo stato alterato può sfociare in atti di violenza. Si crea un cortocircuito nel controllo delle emozioni. A maggior ragione i giovani non riescono più a distinguere cos’è giusto da cos’è sbagliato”.
Quando l’uso diventa abuso?
“Quando il gruppo normalizza questo comportamento e inizia a considerare droghe e alcool necessarie per il divertimento”.
Come si previene?
“Ponendo attenzione ai cambiamenti. Tra le red flag ci sono: una gestione diversa delle emozioni, l’alterazione dell’umore, cambiamenti nel sonno, forte compulsività”.
Cosa può fare un genitore?
“Non ci si deve concentrare sulla domanda: “Dove vai?”. Spesso i genitori utilizzano App di tracciamento che, sì può essere uno strumento utile, ma non deve diventare un sostituto della comunicazione che comporterebbe la perdita di fiducia. Il vero interrogativo da fare ai ragazzi è: “Con chi esci?”. Ai genitori dico: conoscete i loro amici.
E se un genitore scopre che il figlio fa uso di sostanze?
“Cercare di affrontare la situazione instaurando un dialogo e un clima comprensivo. Non consiglio un approccio troppo punitivo o aggressivo. Ricordiamoci che i ragazzi vivono un’età fragile. Mentre se la dipendenza è appurata consiglio di affidarsi prima che si può agli specialisti”.