
L’inceneritore di Scarlino
Firenze, 20 luglio 2025 – Non c’è pace per la tutela dell’ambiente. Un disastro può essere sempre dietro l’angolo e non si può e non si deve abbassare la guardia. Ci auguriamo che la magistratura faccia al più presto chiarezza sulle responsabilità e sulle conseguenze del presunto sversamento avvenuto nello stabilimento di Scarlino Energia, ex inceneritore oggi non più attivo nella piana industriale del Casone nel Grossetano. Uno sversamento che, se accertato, porterebbe con sé l’ipotesi di trentamila metri cubi di materiale acido finiti in mare, in una delle zone più belle e selvagge del litorale toscano. Una forte preoccupazione in più per la tutela dell’ambiente che in questo momento è sotto attacco su più fronti a cominciare dagli effetti del cambiamento climatico.
Una serie di emergenze pongono sfide alle quali dare risposte con urgenza per evitare di dover contare i danni e le vittime come è successo con una frequenza inattesa negli ultimi anni: dalle alluvioni e dal rischio idrogeologico ai lunghi periodi di siccità, dal riscaldamento del mare con i pesanti rischi per la fauna all’erosione delle spiagge. I nostri territori si sono rivelati più fragili di quanto si poteva immaginare fino a pochi anni fa. I nuovi fenomeni meterologici, che ci stanno così fortemente mettendo a dura prova, parevano aver contribuito a far crescere l’attenzione ma anche la sensibilità sul fronte della salvaguardia dei nostri territori, almeno così si potrebbe supporre volendo essere ottimisti. Ma forse il cambio di passo non è ancora avvenuto. E proprio per questo episodi di smaltimento illecito di rifiuti inquinanti e pericolosi per l’ambiente e la salute, come quello ipotizzato a Scarlino – e come altri nel recente passato vedi il caso keu nel Pisano – appaiono di una gravità se possibile maggiore e preoccupante. Abbassare la guardia davvero non si può.