Firenze, 13 settembre 2025 – Dopo tre settimane di ospedale, finalmente è tornato a casa. Sul foglio di dimissioni una diagnosi che fa paura: meningoencefalite da West Nile. Un cittadino di Bagno a Ripoli, classe ’49, alla fine ce l’ha fatta a riabbracciare i suoi cari, ma ha passato giorni davvero difficili.
Ha cominciato a sentirsi male in casa il 19 agosto: nausea, vomito, difficoltà a muoversi, dolori ovunque. Sul momento insieme alla moglie hanno pensato a una brutta indigestione, poi un virus gastrointestinale, poi ancora a un’influenza.
“Sono stata io a convincere la mamma a chiamare i soccorsi, visto che la situazione peggiorava, che il babbo aveva la febbre alta e non riusciva a muoversi – racconta la figlia –. Il 23 agosto l’ambulanza lo ha accompagnato all’ospedale Santa Maria Annunziata”.

Dopo 24 ore trascorse nel reparto di emergenza urgenza, l’uomo è stato trasferito in quello di malattie infettive. La sera di venerdì 29 agosto, i medici hanno riferito alla figlia la diagnosi: West Nile, come si legge anche nel referto di dimissioni dal nosocomio. È iniziato dunque il trattamento per meningoencefalite da West Nile.
“Non mi sono scoraggiata, so che mio padre è forte, sempre attivo, in salute. Ma quando i medici mi hanno detto ’abbiamo temuto di non farcela’ ho capito davvero ciò che abbiamo rischiato”, ricorda ancora la figlia.
Alla fine, dopo tre settimane di ricovero e due dalla diagnosi, l’uomo è stato dimesso ed è tornato a casa, ma i problemi non sono finiti. Ancora non sta bene, dovrà fare una terapia riabilitativa neurologica, ha difficoltà a muoversi. Ma è salvo.
Nel ricostruire i giorni precedenti ai primi sintomi, i medici hanno accertato che l’uomo non ha viaggiato ed è sempre rimasto in zona. Della diagnosi scritta sul referto, “meningoencefalite da West Nile”, è stato subito informato anche il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Pignotti. “Mi sono immediatamente messo in contatto con la Asl per seguire le loro indicazioni e essere sempre aggiornato sulla situazione”, sottolinea.
Finora però non è stata fatta alcuna disinfestazione nella zona perché, spiegano dalla Asl, l’iter di accertamento è complesso. “Il dipartimento di prevenzione, attraverso il servizio di igiene, sanità pubblica e nutrizione competente per territorio – sottolineano proprio dall’azienda sanitaria – sta monitorando gli accertamenti ancora in corso per poter confermare la diagnosi. L’esame analitico effettuato sul paziente non è stato ritenuto sufficiente e gli approfondimenti sono attualmente in fase di completamento all’Istituto Superiore di Sanità. Siamo pertanto in attesa del responso definitivo”. Per la Asl, dunque, il caso non è ancora da considerarsi confermato.
La figlia dell’uomo però chiede dei provvedimenti nella loro zona di residenza: “Siamo pieni di zanzare anche a causa della vicinanza dell’Arno e di un’area boschiva che ha preso il sopravvento. Da tempo con altri cittadini chiediamo che venga prevista una disinfestazione costante anche preventiva, che venga sistemato il bosco da riportare in una situazione di normalità, che venga fatta manutenzione sulla riva dell’Arno. Tante volte abbiamo chiamato noi il genio civile per intervenire. Adesso abbiamo più paura. C’è bisogno di una disinfestazione e di interventi più puntuali”.