MATTEO ALFIERI
Cronaca

Scarti acidi sversati in mare. Nei guai la Scarlino Energia. La procura indaga il dirigente

Oltre trentamila metri cubi di materiale sarebbero finiti nel golfo di Follonica. Partiti dall’ex inceneritore non più attivo nella piana industriale del Casone. Accusa pesante: smaltimento illecito di rifiuti pericolosi da vasche non idonee.

Il pm Giampaolo Melchionna

Il pm Giampaolo Melchionna

di Matteo AlfieriSCARLINO (Grosseto)Oltre trentamila metri cubi di materiale acido che sarebbero finiti nel mare del Golfo di Follonica. Lo crede la Procura di Grosseto che sta indagando con i carabinieri forestali su un presunto sversamento dall’impianto di Scarlino Energia, l’ex inceneritore non più attivo, che si trova nella piana del Casone in provincia di Grosseto. Il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna ha iscritto nel registro degli indagati una persona, il rappresentante legale dell’azienda. L’accusa è pesante: smaltimento illecito di rifiuti pericolosi. Il fatto risale ad un anno fa, quando una denuncia è finita sul tavolo di Arpat, l’agenzia regionale per l’ambiente, che ha accertato alcuni episodi avvenuti in un impianto di depurazione di Scarlino Energia, ovvero delle vasche di raccolta delle acque meteoriche dilavanti. Vasche che ‘lavorano’ con i reflui industriali dell’ex impianto ma non solo. Ricevono anche le acque di bonifica dei bacini ex Syndial e le acque di miniera di Gavorrano. Durante il sopralluogo è emerso che l’azienda (Scarlino Energia) non aveva archiviato i dati di impianto secondo quanto prescritto, ma da alcuni elaborati è emerso un aumento di portata della vasca (almeno per quindici giorni) delle acque meteoriche verso l’impianto di trattamento scarichi.La documentazione tecnica, però presentata dall’azienda, non ha chiarito dove quel materiale liquido sarebbe poi finito. Secondo gli inquirenti infatti, per capire l’aumento di portata improvviso, si è deve indagare come se ci fossero stati punti di immissioni occasionali, gli stessi che poi avrebbero causato l’evento. Ma nessuna altra informazione è stata fornita in merito, a quanto ci risulta. Neppure verbalmente. Quello che rimane però, sono i dati certi: si è verificato un evento che ha portato un flusso cospicuo e di natura molto acida, stimato in oltre 30mila metri cubi, in ingresso alla vasca di raccolta delle acque meteoriche, in assenza di pioggia. Il flusso, considerato dalla Procura "pericoloso", sarebbe poi stato trattato in vasche dove però non esistono autorizzazioni, né i comparti idonei per il trattamento.Il timore è che il flusso sia poi stato scaricato in mare attraverso il canale Solmine, che poi sfocia in mare. Gli inquirenti sono andati anche oltre: hanno accertato che in caso di eventi eccezionali, la Scarlino Energia può ricevere acque dall’adiacente impianto di Nuova Solmine. Ma anche da quest’ultima non sarebbe arrivato alcun chiarimento. Verosimilmente, secondo gli inquirenti, potrebbe essersi verificato un grave guasto a uno dei serbatoi di stoccaggio o ad altra sezione dell’impianto della Nuova Solmine, con conseguente possibile perdita, di acido solforico all’interno della linea fognaria aziendale. Nei giorni scorsi i carabinieri hanno effettuato un primo sopralluogo alla Scarlino Energia, durante il quale sono stati acquisiti documenti e computer che possano chiarire dove sono finite quelle tonnellate di sostanza acida. E soprattutto perché.