
Una volante della polizia in una foto di repertorio
Viareggio (Lucca), 2 settembre 2025 – Una lite in piena notte sul Viale Europa, cuore pulsante della movida viareggina, si è trasformata in una spettacolare operazione di polizia internazionale. Nella notte tra sabato e domenica 31 agosto, gli agenti della volante del Commissariato di Viareggio hanno messo fine alla latitanza di un marocchino di 29 anni, domiciliato a Pisa, sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità del suo Paese. Secondo quanto emerso, il giovane non sarebbe un semplice complice, ma il presunto vertice di una rete criminale ben organizzata, specializzata nel favorire viaggi clandestini dal Nord Africa verso l’Europa. Un sistema strutturato, capace di muovere persone e ingenti somme di denaro, che avrebbe operato sfruttando la disperazione di chi cerca di raggiungere il continente europeo. A dirigere questa rete, secondo le indagini marocchine, ci sarebbero proprio lui e il padre, rimasto in patria. Il fermo è scattato quasi per caso, nel corso di un controllo che inizialmente appariva ordinario. I poliziotti hanno infatti intercettato il 29enne dopo un alterco con un connazionale, nei pressi dei locali notturni sul litorale viareggino, una zona affollata soprattutto nei fine settimana. Un episodio apparentemente marginale che, grazie al tempestivo intervento degli agenti, ha portato a un esito del tutto inatteso. Una volta verificata l’identità del giovane nelle banche dati delle forze dell’ordine, gli agenti hanno scoperto che sul suo conto pendeva un mandato di cattura internazionale ai fini estradizionali, emesso dalla Procura generale del Marocco. Un riscontro che ha trasformato in pochi minuti un normale controllo notturno in un’operazione di rilevanza internazionale. Dopo le formalità di rito, l’uomo è stato portato in carcere a Lucca, dove si trova in stato di arresto in attesa delle decisioni della Corte d’Appello di Firenze, che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di estradizione avanzata dalle autorità marocchine. Se riconosciuto colpevole in patria, rischia una condanna fino a vent’anni di reclusione.