
Intervenuti sul posto i carabinieri
Se n’è andata all’alba, ai piedi della panchina del parco di piazza Motroni dove da mesi, ormai, viveva insieme al compagno. Ai confini del quartiere Campo d’Aviazione, sul crinale di quella linea sottile che delimita la libertà dalla disperazione, l’esistenza dall’alienazione. Aveva 65 anni Maria Rita Morrone, originaria della provincia di Cosenza; che qui a Viareggio dormiva in un’auto ormai guasta, parcheggiata a fianco del parco giochi della Tinaia. È morta consumata dalla miseria, tra le braccia del compagno con cui ha condiviso "la buona e la cattiva sorte". La vita prima e dopo la perdita della casa in cui vivevano in affitto, che li ha fatti precipitare in un baratro. E perdere fiducia nel prossimo.
È stato il compagno, Mario, a raccontare di quest’ultima notte disperata. Dice di aver preso Maria Rita sottobraccio, visto che le sue gambe malate non reggevano più il peso del corpo, per aiutarla a stendersi su un’altra panchina prima che partisse il sistema di irrigazione del parco. Lo faceva ogni notte, con premura, da quando il caldo li aveva costretti a dormire fuori dall’auto arroventata. A cercare un filo d’aria all’ombra degli alberi. Ma ieri Maria Rita "è caduta a terra, e non si è più rialzata". Un malore l’ha colpita; e quando i soccorsi sono arrivati, per lei non c’era più niente da fare. Ma si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare il tragico epilogo? È questa la domanda che scava come un tarlo nelle coscienze.
Le condizioni di disagio in cui Maria Rita (soprav)viveva col compagno, la fragilità della suasalute, erano note a tutti. Ai residenti del quartiere, alcuni dei quali si sono mobilitati per aiutare la coppia riuscendo a rompere anche il muro di diffidenza; alle associazioni di volontariato e anche alle istituzioni. Il Comune spiega che "La situazione, particolarmente complessa, è stata seguita fin dal primo momento, dagli uffici dei Servizi Sociali, con attenzione e continuità, offrendo alla signora e al suo compagno diverse soluzioni alternative alla permanenza nell’auto. Tali proposte, tuttavia – prosegue la nota del Municipio – sono sempre state rifiutate". L’ultima è arrivata "nella giornata antecedente alla tragica scomparsa"; il ricovero in una Rsa sulle colline di Aulla. Tutti e due insieme. "Attraverso Google – racconta un residente, che gli è rimasto accanto in questi giorni – gli ho mostrato il posto, ed erano felici. Aspettavano con ansia l’alba per cominciare una nuova vita", inconsapevoli che per Maria Rita non sarebbe più sorta.
Il Comune spiega "di avere più volte sollecitato l’Asl ad intervenire, anche valutando l’adozione di misure sanitarie obbligatorie, al fine di salvaguardare la salute e l’incolumità della persona". Dato che dall’inizio di agosto le condizioni della donna si erano aggravate: "delirava", "si lamentava", talvolta "gridava per i dolori" raccontano i vicini. Lunedì ha rifiutato di recarsi al Tabarracci per le medicazioni, "diceva di stare troppo male per muoversi" racconta chi le è stato vicino. Martedì Maria Rita è stata poi convinta ad andare al Pronto soccorso, dove le sono state medicate le profonde piaghe e da dove è stata dimessa in giornata. Ed è tornata nel parco, sulla panchina. Dov’è morta nelle notte di venerdì.
In questi mesi "nonostante la donna versasse in condizione di evidente trascuratezza e marginalità – aggiunge l’Asl – , le condizioni sanitarie non erano tali da richiedere degli interventi di tipo ospedaliero, né vi erano presupposti per procedere ad un Tso". L’Asl conferma il peggioramento nelle ultime settimane, in seguito al quale "si è provveduto ad intensificare contatti con la paziente – aggiungono – proponendo nuove forme di assistenza compatibili con la sua condizione di marginalità. Purtroppo sono state rifiutate le proposte di inserimento in strutture residenziali e si è osservata una difficoltà a seguire le indicazioni di tipo sanitario". Per questo gli specialisti "hanno proposto la nomina di un amministratore di sostegno per tutelare adeguatamente la paziente". "Grazie alla mediazione delle figure del sociale e dei sanitari – prosegue la Asl – si era riusciti a persuadere la signora, coinvolgendola negli accertamenti e nelle terapie opportune del caso. Purtroppo la signora – conclude l’Asl – ha continuato a rifiutare l’accoglienza in una struttura, nonostante l’azione singergica del Comune e della Asl".
Martina Del Chicca